Anche i morti pagano la tassa sui rifiuti
Colpa di una norma del regolamento

Lo dice un articolo della normativa sulle imposte comunali, calibrate sull’anagrafe del 1° gennaio Così, se uno cambia residenza due giorni dopo, verserà l’intero importo. Anche in caso di decesso

Città straordinaria, la nostra. In cui se uno muore, le tasse le paga ugualmente. Mica quelle sul reddito che, per carità, qualche debito sulla testa degli eredi può anche ricadere. No. A Como si pagano postume anche le tasse su servizi individuali, di cui non si sia usufruito.

Possibile? Possibile eccome. E anzi, per pagarle non c’è neppure bisogno di morire. Basta trasferire la residenza in un altro Comune, come racconta fin troppo bene la storia di un ex funzionario della Agenzia delle dogane, oggi in pensione, marito e padre di un figlio che, lo scorso 27 gennaio, traslocava incautamente la propria residenza sotto altro tetto, registrandosi come neo abitante in un altro Comune della Provincia.

Inutile chiedere la riduzione del tributo. Ecco cosa dice l’articolo 40 del regolamento “Iuc”, cioè l’Imposta unica comunale: «Ai fini dell’individuazione della tariffa da applicare alle utenze domestiche (abitazioni), si considera il numero degli occupanti, come risultante all’Anagrafe del Comune, alla data del 1° gennaio di ciascun anno. Pertanto, eventuali variazioni intervenute nel corso dell’anno saranno considerate solo dall’anno successivo».

In altre parole: se un’anziana signora che vive con il marito, magari traendo sostentamento da una sola pensione, restasse per sventura vedova il 2 gennaio, allora pagherebbe comunque il medesimo importo fino al primo gennaio successivo, pure per un servizio non usufruito. Nel caso dei cambi di residenza, l’assurdità della norma è, se possibile, ancora più evidente. Perché in quel caso il cittadino verserà due tasse rifiuti, quella del suo nuovo Comune, dove di fatto risiede, e quella di Como, dove invece non vive più e dove non produce immondizia.

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