Botte e insulti in discoteca
Rinaldin e Bruni fanno pace

Ritirata l’accusa per l’aggressione al figlio del sindaco di Como

E la Procura “assolve” l’ex primo cittadino per le accuse via twitter

Archiviate le botte e anche gli insulti - di persona e su internet - che, lo scorso anno, videro protagonisti due esponenti di spicco dell’allora - parliamo di undici mesi fa - Pdl locale.

Da un lato l’ex consigliere regionale Gianluca Rinaldin con fratello e cognata, dall’altro l’ex sindaco del capoluogo lariano Stefano Bruni con il figlio.

Insulti, minacce, sputi in faccia, una ginocchiata, ma alla fine gli avvocati fanno pace per conto dei clienti. E così Stefano Bruni e il figlio hanno ritirato la querela ai danni di Rinaldin e parenti, per i quali la Procura aveva già chiesto la citazione a giudizio davanti ai giudici di pace di Como.

La vicenda risale al 23 febbraio scorso. All’interno della discoteca Made, dov’era in corso una festa di numerosi appartenente il Pdl, gli animi si scaldano. Per motivi mai chiariti del tutto Alessandro Bruni, figlio dell’ex sindaco, viene preso di mira non solo dal già consigliere regionale, ma anche dal fratello Gabriele Rinaldin e dalla cognata Perlina Medolli. L’accusa, per loro, è di minacce, ingiurie e percosse. In sostanza Bruni dapprima sarebbe stato apostrofato da Rinaldin con un «levati bambino, sei un...», il tutto accompagnato - sempre stando all’accusa - da un non elegantissimo tiro al bersaglio con sputo.

Il fratello di Rinaldin, invece, avrebbe minacciato Bruni junior accompagnando i gesti alle parole, in particolare - secondo la contestazione - una ginocchiata al torace. La cognata avrebbe invece avuto un ruolo decisamente defilato, limitandosi a strattonare il giovane “rivale” per un braccio.

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