Grandi mostre, Gaddi prosciolto
Il pm: «Scarso senso etico»

Archiviate le accuse di abuso d’ufficio a carico dell’ex assessore alla Cultura del Comune di Como. Ma il magistrato titolare del fascicolo parla comunque di «inquietanti e palesi violazioni di principi»

Alla fine Sergio Gaddi aveva ragione a dirsi tranquillo, quando la Procura ha iniziato a interessarsi alle sue grandi mostre. L’accusa di abuso d’ufficio ipotizzata a suo carico è infatti stata archiviata. Ma il proscioglimento dell’ex assessore alla Cultura non è indolore, visto che la Procura è giunta a questa decisione a causa della sostanziale mancanza di prove a carico dell’indagato, ma gettando sulla gestione delle sue mostre l’ombra di «inquietanti e palesi violazioni di principi».

L’archiviazione del fascicolo d’inchiesta aperto in seguito all’esposto presentato ormai due anni fa dall’ex consigliere comunale Pasquale Buono, è stata decisa nelle scorse settimane. Nessun reato è ipotizzabile a carico di Gaddi, anche se le condotte emerse nel corso dell’inchiesta sono state considerate dal pm titolare dell’inchiesta «manifestamente censurabili».

Le censure sono contenute nelle motivazioni con le quali il sostituto procuratore Massimo Astori, titolare del fascicolo, ha chiesto al giudice di archiviare il caso senza alcuna conseguenza penale per l’indagato. Il quale per le grandi mostre da lui organizzate ha proceduto all’affidamento diretto degli incarichi, senza passare attraverso gare e bandi. Una scelta operata anche in virtù di un pronunciamento dell’allora segretario generale, Nunzio Fabiano, che sancì la liceità di questa opzione visto che si trattava di incarichi connessi a progetti artistici.

Il peccato originale, però, secondo il pm risiedeva nella costante urgenza con la quale Palazzo Cernezzi era chiamato a predisporre le mostre, con il via libera della giunta che - complici le ben note liti politiche sulle esposizioni a Villa Olmo - arrivava con notevole ritardo.

Il risultato di fatto è che tutte le attività di allestimento erano già ampiamente partite quando si approdava all’autorizzazione dell’esecutivo. E ciò ha causato quello che la Procura bolla come «un allestimento parallelo a cura esclusiva degli uffici dell’assessore Gaddi», il quale sceglieva personalmente tutti i fornitori privati di beni e servizi.

Una prassi che avrebbe portato a «condotte potenzialmente abusive» secondo il pm, con particolare riferimento al ruolo ricoperto dalla cognata di Gaddi, Laura Negretti, organizzatrice di alcuni eventi teatrali collaterali per tre mostre, e Rosanna Gaddi, sorella di Sergio, scelta come grafica e pagata attraverso la Vertex spa, società incaricata del servizio di marketing e comunicazione.

Si era sospettato che tra la Vertex e l’allora assessore potesse esserci stata una sorta di scambio di favori, ma sul punto la Procura - nonostante perquisizioni in uffici e abitazioni e acquisizioni di numerosa documentazione - non è arrivata a nulla di concreto.

E per quanto il pm sia convinto che nella vicenda emerga «lo scarso senso etico» e un «fragile senso dei doveri pubblici di molti» dei protagonisti dell’inchiesta, la mancanza di violazioni di legge, l’assenza di elementi che possano far ipotizzare un comportamento doloso e l’assenza di un danno certificato per il Comune alla fine hanno fatto propendere per il proscioglimento di Gaddi da ogni accusa.

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