Il pm antimafia a Como
«Politici, niente alibi»

Il magistrato della Dna Anna Canepa incontra i ragazzi delle superiori

«Le mafie al Nord sono forti grazie all’omertà»

«Nei piccoli paesi pochi voti in mano alla criminalità organizzata possono condizionare la vita amministrativa. E la politica dovrebbe sapere chi detiene i pacchetti di voti». Nessun alibi, dunque: chi si rivolge a personaggi chiacchierati per chiedere il loro appoggio rischia di consegnare il territorio nelle mani della criminalità organizzata.

È un intervento appassionato, quello del sostituto procuratore nazionale antimafia Anna Canepa davanti a oltre trecento ragazzi delle scuole superiori di Como. Auditorium pieno al Politecnico, ieri mattina, per la giornata della Legalità, organizzata da Carcano, Pessina, Magistri, Da Vinci-Ripamonti, istituto di storia contemporanea, dal Comune di Como con la partecipazione di Libera.

Partendo dagli attentati che costarono la vita ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e agli uomini delle loro scorte, il magistrato antimafia ha raccontato ai ragazzi la sua esperienza di pubblico ministero in prima linea contro la mafia in Sicilia, prima, e poi al Nord dove «per anni la politica ha detto che il fenomeno non esisteva» e dove «sconvolge il grado di omertà da parte di chi viene avvicinato» dagli uomini dei clan. Un’omertà che nei nostri territori è «quasi più significativa che al sud».

«Colpisce - spiega Anna Canepa durante il suo intervento - che ogni volta che la magistratura e le forze di polizia procedono ad arresti, come avvenuto recentemente anche nella provincia di Como, ci si sorprenda. È ora di comprendere che la criminalità organizzata al Nord non è un’emergenza, ma un problema strutturale e come tale va risolto».

Dalla magistratura, certo. Ma ancor prima dai cittadini e dalla politica: «Non si può delegare la soluzione del problema esclusivamente all’autorità giudiziaria - commenta ancora - Il potere politico che dovrebbe sapere chi detiene i pacchetti di voti non può stupirsi quando poi vi sono indagini e inchieste» che coinvolgono le persone a cui gli amministratori si erano rivolti per chiedere i voti. Ma una responsabilità l’hanno anche le persone: «Il cittadino onesto non dev’essere un cittadino indifferente».

Ed è qui che il magistrato si rivolge agli studenti che le chiedono cosa possono fare, loro, contro le mafie.

«Innanzitutto informarsi, perché conoscere è essenziale - spiega Anna Canepa - Quindi evitare quei comportamenti che finiscono per finanziare le mafie: dall’uso di droghe, fosse anche l’acquisto di uno spinello, al gioco d’azzardo. La cui gestione è per lo più infiltrata dalla criminalità organizzata». E poi c’è tutto il discorso di un’educazione alla legalità che in Italia sembra non esistere: «Rifiutare l’evasione fiscale e rifiutare la corruzione, che è un’arma nelle mani della criminalità». Ognuno può fare qualcosa «per rifiutare l’abbraccio delle mafie, che è un abbraccio mortale».

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