Irpef aumentata, Lucini:
«A Varese il triplo di noi»

Il sindaco spiega la decisione di aumentare l’imposta addizionale. «Non capisco - dice - come qualcuno possa pensare che si riesca a mantenere le tasse invariate, con i continui tagli ai trasferimenti che dobbiamo subire e l’obbligo di restituire milioni di euro per il cosiddetto fondo di solidarietà»

Bufera dopo le parole del sindaco Mario Lucini, che ha annunciato un aumento dell’Irpef. Dopo il primo rialzo deciso dall’attuale giunta poco dopo l’insediamento - nel giugno 2012, salvo i redditi fino a 28mila euro - la notizia di un nuovo ritocco delle aliquote scatena le polemiche. Dure critiche dalla Cisl (ne parliamo a parte) e dai gruppi di minoranza.

Ma Lucini - titolare anche della delega al bilancio dopo le dimissioni di Giulia Pusterla - difende la scelta, definendola «inevitabile». «Non capisco - dice - come qualcuno possa pensare che si riesca a mantenere le tasse invariate, con i continui tagli ai trasferimenti che dobbiamo subire e l’obbligo di restituire milioni di euro per il cosiddetto fondo di solidarietà. Tra l’altro l’Irpef è l’imposta più graduale e quella che garantisce maggiore equità».

Lucini aggiunge che «oggi i cittadini comaschi sono tra quelli che pagano meno in Italia, con un’addizionale media pari a 83 euro». «Siamo al centesimo posto su 106 capoluoghi - ricorda - e in altre città lombarde come Varese si paga già il triplo rispetto a Como. In media 239 euro contro i nostri 83, mentre a Pavia 261 euro, a Sondrio 231, a Bergamo 194, a Monza 187, a Brescia 183, a Cremona 182. Non so se rendo l’idea».

Infine, il sindaco sottolinea che gli aumenti si impongono anche per le «assurde differenze legate al fondo di solidarietà, la differenza tra quello che ci spetta e quello che lo Stato trattiene nel nostro caso fa segnare un saldo negativo di 9 milioni di euro, mentre per Varese sono 3 milioni e mezzo».

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