La Como degli invisibili,
250 i senzatetto

Notte in strada sotto i Portici di piazza Duomo e al Broletto, il dormitorio non è sufficiente Al Cardinal Ferrari ci sono 120 posti, qualche letto disponibile ma soltanto nel settore femminile

Per qualcuno sono sintomi di degrado, per altri un pericolo per l’ordine pubblico. Per i più, invece, i senzatetto che ogni notte dormono sotto i portici di piazza Duomo o del Broletto sono una ferita al cuore generoso di Como da ricucire al più presto. Secondo le stime sono quasi 250 le persone senza fissa dimora che vivono in città ed è facile, nonostante i servizi predisposti sul territorio (tra cui il dormitorio allestito in questi mesi per “Emergenza freddo”), imbattersi in donne e uomini che dormono rannicchiati all’aperto, con i soli cartoni e coperte a proteggerli dall’umidità del cemento. Anche in una di queste gelide sere di inizio anno. Ed è bastato che su Facebook venisse pubblicata la foto di uno di loro, uno dei tanti “invisibili” di piazza Duomo, per riportare all’attenzione dei comaschi il problema dell’accoglienza e dell’organizzazione dei servizi a sostegno della grave emarginazione.

«Nessuno si rende conto fino in fondo della portata del fenomeno – spiega Giuseppe Benafra del servizio “Porta aperta” della Caritas – a Como ci sono più di 200 persone che vivono per strada, ma il punto è che di solito non siamo abituati a vederli. In realtà il numero è significativo e rispecchia un disagio che negli ultimi anni è sempre stato in aumento».

«Noi come servizio “Porta aperta” vediamo ogni anno circa mille persone – continua Benafra – chiedono aiuto soprattutto per mangiare e per dormire; purtroppo però tra coloro che vivono per strada solo una parte trova posto nei dormitori, visto che in tutto la disponibilità è di 120 posti, e l’anno scorso avevamo una lista d’attesa di circa 40 persone per quello che viene allestito da dicembre a marzo al Cardinal Ferrari». Numeri un po’ ridotti quest’anno – in lista d’attesa ci sono circa 15 persone, tutti uomini - ma che nonostante gli sforzi messi in atto da 20 associazioni e 500 volontari che ruotano intorno alla rete per il sostegno alla grave emarginazione, non sono ancora sufficienti.

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