La nebulosa anello è stata fotografata dal telescopio spaziale James Webb: sono stati scoperti dettagli inediti sulla sua struttura

Scienza Nuove immagini hanno permesso agli scienziati di comprendere meglio un corpo celeste distante 2.200 anni luce dal nostro pianeta

Ci mostra le profondità dello spazio aiutando gli studiosi a indagarne gli aspetti fino a oggi rimasti più misteriosi e complessi da comprendere: il telescopio spaziale James Webb ha rivelato inediti dettagli su una delle nebulose più note anche a chi non si occupa di astrofisica e astronomia, la “nebulosa anello”.

La nebulosa si trova a circa 2.200 anni luce dal pianeta Terra e si è generata da una stella morente, giunta ormai agli stadi finali della propria esistenza. Non è la prima immagine sensazionale che ci offre il telescopio gestito dalle agenzie spaziali di Stati Uniti, Europa e Canada. L’anno scorso infatti il James Webb telescope ci aveva offerto uno sguardo inedito sulle profondità dell’universo. Questa volta però la risoluzione spaziale e la sensibilità spettrale dello strumento hanno permesso di osservare e comprendere più nel dettaglio un corpo celeste che era stato catturato, con minore definizione, anche dieci anni fa dal telescopio Hubble.

Dettagli mai visti prima

Quello che ci mostra il James Webb questa volta sono i dettagli della struttura filamentosa dell’anello interno della nebulosa oltre a particolari della regione esterna del suo anello. «Le nebulose planetarie un tempo erano considerate oggetti semplici, rotondi, con una singola stella morente al centro - spiega Roger Wesson, dell’università di Cardiff - Erano chiamate così per la loro apparenza sfocata, simile a un pianeta, osservata attraverso piccoli telescopi. Solo pochi migliaia di anni fa quella stella era ancora una gigante rossa che stava riversando la maggior parte della propria massa. Come ultimo addio, il suo nucleo caldo ora si ionizza o si scalda, questo ha portato all’espulsione di gas e la nebulosa ha risposto con un’emissione di luce colorata. Le moderne osservazioni, tuttavia, mostrano che la maggior parte delle nebulose planetarie possiedono una complessità mozzafiato. Questo ci pone una domanda: come fa una stella sferica a creare strutture non sferiche così intricate e ddelicate?».

Grazie allo strumento NirCam (Near-InfraRed Camera) del telescopio James Webb proprio quei dettagli citati dal professor Wesson sono ora osservabili dagli studiosi, insieme alle strutture concentriche catturate dallo strumento Miri (Mid-InfraRed Instrument).

Visibile anche col binocolo

La nebulosa in realtà è visibile anche tramite il binocolo nelle sere d’estate in cui il cielo è più sereno, dall’emisfero nord e da buona parte dell’emisfero sud. Ma la quantita di dettagli offerta dalle immagini scattate dal James Webb apre nuove frontiere per gli studiosi. «Quando abbiamo visto per la prima volta le immagini - commenta infatti Wesson - siamo rimasti meravigliati dalla quantità di dettagli che contenevano. L’anello luminoso che dà il nome alla nebulosa è composto da circa venti mila “ciuffi” di denso gas idrogeno molecolare, ciascuno dei quali è massiccio quasi quanto la Terra. All’interno dell’anello, c’è una stretta banda composta da emissione di idrocarburi policiclici aromatici, molecole complesse conteneti carbonio che non ci aspetteremmo capaci di formarsi nella nebulosa anello».

La descrizione del professor Wesson inoltre parla anche di curiose “punte” che si indirizzano direttamente dalla stella centrale all’esterno e che sono evidenti nell’infrarosso, mentre erano solo vagamente visibili nelle immagini scattata dal telescopio Hubble. Secondo gli studiosi potrebbe trattarsi di molecole che si formano nelle oscurità delle parti più dense dell’anello, dove sono schermate dalle intense radiazioni che provengono dal caldo nucleo centrale della stella.

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