L’antimafia a Como
«Sequestrate i beni agli amici dei clan»

Il pm Storari chiede decine di misure di prevenzione. Nel mirino anche il “compro-oro” di Cantù

«Devi scegliere il tuo anello di fidanzamento... quello che ti piace di più». Per amore non si bada a spese. Figurarsi se l’anello viene via gratis, perché parte della refurtiva di una rapina da piazzare. E poco importa che i rapinatori siano «dei morti di fame che per soldi ammazzano pure una persona».

Nella tarda primavera del 2013 Giuseppe Galati, figlio del boss di Cabiate finito in cella con il padre per associazione a delinquere di stampo mafioso, ha due problemi: il regalo per la sua fidanzata e piazzare 25mila euro abbondanti di preziosi rapinati in una gioielleria di Seveso il 29 maggio di quell’anno.

Refurtiva da rivendere attraverso il negozio compro-oro di via Brambilla a Cantù, intestato a Giuseppe Galati ma riconducibile in realtà al padre. Negozio sul quale gli inquirenti sono pronti a chiedere il sequestro, così come numerosi altri beni intestati non solo ai tredici arrestati nel blitz dei Ros dei carabinieri di martedì mattina, ma anche a quella “borghesia mafiosa” composta di politici, imprenditori, uomini del fisco, consulenti finanziari. Persone la cui posizione «non ha rilevanza penale» ma che risultano «essenziali per l’esistenza e il rafforzamento» della ’ndrangheta, «consentendole di moltiplicare la forza di espansione e di penetrazione» nel territorio.

Ieri mattina il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Paolo Storari era al palazzo di giustizia di Como. Ha incontrato il procuratore capo Giacomo Bodero Maccabeo e il presidente della sezione penale del Tribunale, Vittorio Anghileri, formalizzando la richiesta di misure di prevenzione personale e patrimoniale a carico di numerose persone coinvolte a vario titolo nell’operazione Quadrifoglio. Ovvero l’inchiesta che ha portato all’arresto dei personaggi legati ai due gruppi comaschi della ’ndrangheta: la famiglia Galati di Cabiate e i Muscatello di Mariano Comense.

SU LA PROVINCIA DI GIOVEDì 30 OTTOBRE, 4 PAGINE SULL’INCHIESTA

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