Le volontarie rapite in Siria
Il 20 luglio a Rebbio
l’ultimo incontro

Asso: le due cooperanti dl del gruppo Le Rose di Damasco. «Organizziamo raccolte di fondi e medicinali

che inviamo nel paese dilaniato dalla guerra civile»

Dietro alle due ragazze rapite in Siria,Vanessa Marzullo di Brembate (Bergamo) e Greta Ramelli di Besozzo (Varese), c’è l’impegno dell’associazione di Asso “Rose di Damasco”.

È una onlus che da diversi anni si occupa di reperire fondi per la Siria, per l’acquisto principalmente di farmaci e alimenti.

A fondarla Silvia Moroni, sposata con un siriano e molto attenta all’evoluzione della situazione nel paese arabo.

La sera del 31 luglio, la stessa sera in cui le due ragazze sono sparite, Silvia aveva un appuntamento con loro in Skype: «Quella sera poi non ci siamo sentite, ora si parla di rapimento, però onestamente non sono molto preoccupata conoscendo la situazione siriana – spiega -. Alcuni giorni prima mi avevano parlato della loro intenzione di trattenersi in Siria più del previsto. Le notizie che arrivano dal paese arabo sono sempre da prendere con le pinze, però spero che quanto sta accadendo porti l’attenzione mediatica sulla difficile situazione in cui si trova quel popolo».

Silvia le ha incontrate poco prima della partenza: «Loro si sono dirette in Siria il 22 luglio, il 20 c’è stato un incontro a Rebbio a cui hanno partecipato per spiegare la situazione del paese e i loro progetti. Un appuntamento davvero molto interessante».

Saputo del rapimento ora vuole attivare i suoi contatti per capire cosa è accaduto: «Già stasera cercherò di capire attraverso Skype cosa è successo, se la ricostruzione che è arrivata in Italia è corretta. Vanessa e Greta comunque hanno il popolo siriano nel cuore e tutto quanto hanno fatto era per loro».

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