L’opera di Libeskind
diventa un caso

Lettera di un gruppo di studiosi e architetti comaschi: «Sbagliato intaccare il panorama del lago»

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Un gruppo di studiosi e architetti comaschi contesta l’opera dedicata a Volta e alla luce e firmata dall’archistar Daniel Libeskind. O meglio, contesta la collocazione, al termine della diga foranea, della struttura in acciaio alta 20 metri che l’associazione Amici di Como vuole regalare alla città.

«Il progetto dell’installazione monumentale - scrivono 11 esponenti del mondo culturale comasco - rappresenta un esempio significativo degli errori generati dall’inaccettabile mancanza di un piano generale del disegna dello spazio pubblico urbano, inteso nella sua più ampia accezione».

I firmatari - cioè Piercesare Bordoli (presidente della Famiglia comasca), gli architetti Franco Butti, Francesco Castiglioni, Silvano Cavalleri, Franco Gerosa, Angelo Monti (presidente uscente dell’ordine), Darko Pandakovic, Michele Pierpaoli (attuale presidente dell’ordine), Fiammetta Lang (presidente di Italia Nostra), Alberto Longatti (giornalista e critico letterario), Enza Riva (moglie dello sculture Eli Riva) - definiscono la collocazione sulla diga «assolutamente da evitare».

Motivano la loro contrarietà con «l’evidente incongruenza ambientale e culturale provocata dalla collocazione di un elemento di tale dimensione, definito “leggero” senza tener conto anche dell’impatto provocato dall’effetto luminoso, proprio al centro del primo bacino, interferendo nella libera visione dell’insieme del paesaggio lacuale da piazza Cavour». Nel loro documento citano ad esempio un progetto per collocare il monumento ai Caduti all’estremità della diga, scartato dall’ex sindaco Antonio Spallino. E chiedono «che venga individuato un altro luogo in cui insediare l’omaggio dedicato a Volta».

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