«L’uomo che ha ucciso Lidia?
Sereno, non sembrava un killer»

Le parole dell’ultima fidanzata che ha accompagnato l’assassino a Mozzate: «Non sospettavo di nulla»

Sull’auto era presente anche un altro albanese. I figlio della vittima alla donna: «Non abbandonarmi anche te»

Ha ammazzato Lidia a sangue freddo. Poi è tornato alla macchina come nulla fosse. «Era tranquillo e sereno. L’atmosfera era quella di una scampagnata fuori porta».

È una testimonianza agghiacciante quella che l’ultima fidanzata di Dritan Demiraj, il giovane albanese che sabato scorso alla stazione di Mozzate ha ammazzato senza pietà Lidia Nusdorfi, concede al cronista de “La Voce di Romagna “. La donna, 37 anni, riminese, fa la cameriera ai piani negli alberghi della riviera e da un mese e mezzo frequentava il killer di Mozzate. Si erano conosciuti al Bingo, a Riccione.

Il boia di Lidia s’è presentato all’esecuzione vestito di tutto punto: giacca, camicia e pantaloni color ghiaccio.

«No, non lo sapevo che Lidia vivesse in Lombardia. Altrimenti non avrei accettato di accompagnarlo» dice la donna. Che ricostruisce così il viaggio per Mozzate: «Siamo partiti dalla stazione di Rimini poco dopo le 13. Con noi c’era un altro albanese. Non so il suo nome: Dritan non me l’ha presentato e tra loro parlavano solo in albanese».

La fidanzata - madre di tre bambini - non chiede nulla: «Nella loro cultura le donne devono stare al loro posto. Non possono infilarsi nei loro discorsi. E io lo sapevo».

A Mozzate Dritan ha fatto un giro del paese, si guardava attorno e gli ho chiesto cosa stesse cercando».

L’albanese dai pantaloni e dagli occhi di ghiaccio liquida la domanda rispondendo: «Non trovo più un posto». Come se non fosse importante. «Poi ha inchiodato e ha parcheggiato in stazione. Non davanti all’ingresso, un po’ defilato. Quindi mi ha detto che scendeva un attimo».

Dieci minuti, non di più. Poi riecco Dritan. Apre lo sportello della Lancia Y e si siede accanto alla donna. Che mette in moto e riparte.

Durante il viaggio di ritorno il terzetto si è anche fermato per uno spuntino in autogrill.

«L’atmosfera era serena. Ha chiamato lo zio parlando con il figlio. Mi ha pure detto che la sera dopo saremmo andati al cinema con i nostri cinque figli».

E conclude: «Martedì ho incontrato i due figli di Dritan con gli assistenti sociali. Il più piccolo mi si è buttato al collo implorandomi di non abbandonarlo anche io».

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