Mariano e la mafia:
«Un codice etico
per chi amministra»

La proposta del sindaco Giovanni Marchisio
dopo le intercettazioni dell’inchiesta della Dda
Ma Ballabio attacca: «Non ha difeso gli uffici»

Un codice etico da applicare agli amministratori locali per aumentare la trasparenza e quindi «rendere ancora più inospitale il nostro territorio alle infiltrazioni mafiose, camorristiche o della ‘ndrangheta».

Il sindaco Giovanni Marchisio riparte da qui: la sua risposta allo tsunami di notizie che settimana scorsa ha sconvolto la città e il vicino Comune di Cabiate, toccati da vicino dagli esiti dell’operazione condotta dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano che ha portato all’arresto di 13 persone, è quella di creare - insieme ai cittadini e alle forze politiche del territorio - una sorta di regolamento cui anche sindaco, giunta, consiglieri comunali e membri delle commissioni si debbano attenere.

«I dipendenti pubblici - spiega Marchisio - sono già sottoposti alle leggi dell'anticorruzione e hanno un codice comportamentale: gli unici che non hanno nulla sono proprio gli amministratori e non mi sembra giusto». Da qui la proposta: «Altre realtà, come ad esempio Desio, si sono già dotate di questo strumento che si rifà alla Carta di Pisa ovvero il primo codice etico creato per promuovere la cultura della legalità e della trasparenza negli enti locali. Si ispira all’articolo 54 della Costituzione che parla, per gli amministratori pubblici, di disciplina e onore».

La proposta è stata presentata in conferenza capigruppo dove, però, non sono mancate le polemiche non tanto nel merito - tutti i gruppi hanno concordato sull’idea del documento - ma per l’accusa mossa da Andrea Ballabio, capogruppo di Forza Italia, al sindaco per una sua mancata presa di posizione in difesa del municipio e dei funzionari citati dai verbali degli inquirenti.

«Da quello che abbiamo letto sui giornali - spiega Ballabio - sono state ventilate delle pressioni sull’ufficio urbanistica da parte di alcune persone coinvolte in questa indagine. Quello che mi sarei aspettato dal sindaco era che rassicurasse i cittadini che in municipio non c’è nulla che non va, tanto più che le pratiche citate sono state pure respinte dagli uffici».

Ballabio ritiene che «per l’ufficio di cui il sindaco è anche assessore, una parola in difesa andava spesa. Quello è l’ufficio che dovrà occuparsi della revisione del pgt voluta dal sindaco e quindi dire chiaramente che lì è tutto in ordine sarebbe stato il minimo».

Secca la replica di Marchisio: «Chi e cosa avrei dovuto difendere quando dalle cronache è risultata chiaramente la correttezza degli atti seguiti dall’ufficio urbanistica? Nessun coinvolgimento da parte del Comune è emerso dalle indagini: le persone che in tutti questi anni hanno governato la città, indipendentemente dai colori politici, hanno sempre dimostrato la loro onestà e quindi cosa c’era ancora da specificare? Il Comune ha seguito le regole: il resto sono chiacchiere da bar». n

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