Delitto alla stazione di Mozzate:
ergastolo per l’assassino

La sentenza della Corte d’Assise di Rimini per l’assassinio di Lidia Nusdorfi alla stazione ferroviaria: massimo della pena per il principale indagato, 30 anni per la sua convivente

Le scuse e quel pentimento a parole pronunciato in aula non bastano: carcere a vita. La Corte d’Assise di Rimini non concede sconti a Dritan Demiraj, il trentenne panettiere albanese reo confesso di aver ammazzato a coltellate l’ex convivente, la madre dei suoi figli, attirata con l’inganno alla stazione di Mozzate in una gelida sera di fine febbraio, due anni fa.

Fine pena mai per il giovane accusato non solo dell’omicidio di Lidia Nusdorfi, ma anche di aver ammazzato, facendo poi sparire il suo corpo, Silvio Mannina, 35 anni, origini milanesi, l’ultima fiamma dell’ex fidanzata di Demiraj.

La sentenza è stata letta lunedì sera, dopo nove ore di camera di consiglio. Una sentenza per nulla scontata, almeno per quanto riguarda uno dei coimputati, lo zio di Dritan, Sadik Dine, pescatore di 60 anni, assolto dall’accusa di aver ucciso Mannina assieme al nipote e condannato a 5 anni solo per l’occultamento del corpo dell’ultimo fidanzato di Lidia Nusdorfi.

Trent’anni di carcere, infine, per Monica Sanchi, la donna di Riccione che aveva allacciato un rapporto sentimentale con Dritan nel momento peggiore: quando il giovane panettiere stava per progettare la sua folle vendetta di sangue.

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