Paratie, altri 6 mesi d’inchiesta su Lucini

Il casoIl sindaco indagato anche per falso. Nuove accuse contro i costruttori Gloria Bianchi e Giovanni Foti

Al processo intanto i giudici respingono le eccezioni della difesa di Gilardoni: le intercettazioni sono valide

Sei mesi in più d’inchiesta e una nuova accusa a carico del sindaco Mario Lucini. Il pubblico ministero Pasquale Addesso, titolare dell’affollatissimo fascicolo paratie, ha inviato al primo cittadino e ad altri otto indagati l’avviso di proroga dei termini di indagine per due tronconi paralleli a quello sfociato nel processo che si è aperto a novembre, e che ieri ha vissuto un nuovo capitolo preliminare in attesa della sfilata dei testimoni attesa per il prossimo aprile. Nell’atto notificato agli avvocati degli indagati, si scopre che a Lucini non viene contestata solo la turbativa d’asta, ma anche il falso ideologico e materiale commesso dal pubblico ufficiale.

Gli altri fascicoli

Due i tronconi d’inchiesta. Il primo, direttamente legato al progetto paratie e che vede indagato, oltre al sindaco, pure l’ex direttore lavori delle paratie Pietro Gilardoni - accusato di una serie di reati in materia edilizia e paesaggistica - l’ex direttore lavori Antonio Viola - accusato non solo di reati paesaggistici, ma anche di deturpamento di bellezze naturali, falso e turbativa d’asta - la dirigente dell’ufficio legale del Comune di Como Maria Antonietta Marciano - accusata di turbata libertà sulla scelta del contraente - e infine Pierluigi Cereda, di Vimodrone, indagato per false dichiarazioni al difensore.

Lucini, interrogato lo scorso dicembre in Procura, è indagato non solo per turbata libertà sulla scelta del contraente (in merito allo spacchettamento degli incarichi professionali per il progetto della perizia di variante poi bocciata dall’Autorità Anticorruzione e per via della sorpresa geologica con cui è stata motivata la varianta) ma anche di falso materiale e ideologico commesso dal pubblico ufficiale, verosimilmente per le controdeduzioni inviate all’Anac.

Il secondo troncone, legato all’inchiesta sui lavori pubblici di Palazzo Cernezzi e che non riguarda direttamente le paratie, presenta altre sorprese. Innanzitutto il pubblico ministero ha contestato un nuovo reato all’imprenditrice edile Gloria Bianchi, già indagata per abuso d’ufficio in concorso con il dirigente comunale Antonio Ferro (contestazione che però secondo il giudice delle indagini preliminari che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare del giugno scorso non sussisterebbe per la Bianchi) ora risulta iscritta anche per turbata libertà sulla scelta del contraente. Stesso reato per il quale è indagato - e anche questa è una novità - l’imprenditore Giovanni Foti, già a processo per turbativa d’asta e concorso in rivelazione di segreto d’ufficio con Pietro Gilardoni. Anche il nome dell’ex dirigente nominato da Lucini torna in questo fascicolo, per lo stesso identico reato di Foti e Bianchi.

Il dibattimento

In attesa degli sviluppi di queste due inchieste che viaggiano parallele e che, teoricamente, dovrebbero chiudersi entro l’estate prossima, ieri si è celebrata una nuova tappa nel processo principale, quello che si è aperto a novembre e che riguarda la vicenda paratie, ma non soltanto.

I giudici del Tribunale hanno rigettato, dopo aver sentito un sottufficiale della guardia di finanza che si è occupato dell’inchiesta, l’eccezione presentata dall’avvocato Edoardo Pacia, legale di Gilardoni. Secondo Pacia alcune intercettazioni telefoniche sarebbero state viziate da un errore formale. Dopo il chiarimento offerto dal finanziere su richiesta del Tribunale, i giudici sono rimasti in camera di consiglio poco più di un minuto prima di respingere la richiesta di dichiarare inutilizzabili quelle intercettazioni, che - al contrario - sono finite nel fascicolo del dibattimento. Dibattimento che, ora, riprenderà il 12 aprile prossimo con le prime testimonianza. n 
P.Mor.

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