Paratie, i giudici
«Corto circuito tra enti»

I magistrati di Milano che hanno sospeso Ferro e Gilardoni durissimi nei confronti del Comune. «La Regione Lombardia si troverà a chiedere i permessi per i cantieri ai dirigenti sotto indagine»

A osservarla da Milano, la questione paratie deve sembrare un filo paradossale. Almeno dev’esserlo per i giudici del riesame, a leggere un passaggio delle motivazioni con le quali hanno parzialmente accolto l’appello della Procura di Como contro la remissione in libertà di Antonio Ferro e Pietro Gilardoni, rispettivamente ex responsabile unico del procedimento paratie ed ex direttore dei lavori.

I magistrati milanesi, nel loro provvedimento con il quale hanno sospeso cautelativamente i due funzionari (anzi, Gilardoni ex viste le sue dimissioni) per dodici mesi, non esitano a parlare di «cortocircuito istituzionale» riferendosi all’attuale situazione del cantiere del lungolago.

I giudici milanesi non risparmiano critiche, ancorché indirette, né al Comune di Como né all’amministrazione provinciale. Il primo per aver riammesso in servizio Ferro e Gilardoni «subito dopo la revoca degli arresti domiciliari» la seconda per la nomina di Antonella Petrocelli, pure lei imputata nel processo paratie che si apre domani in Tribunale, come segretario generale di Villa Saporiti.

Ma i giudici si spingono oltre: «Il pubblico ministero - scrivono - ha opportunamente segnalato che, in seguito alla recente avocazione dell’appalto paratie effettuata dalla Regione Lombardia, la stessa Regione si troverà verosimilmente a richiedere i nuovi titoli abilitativi per la realizzazione delle opere ai soggetti indagati nell’ambito di questo procedimento.

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