Referendum in Svizzera
Ecco le prime conseguenze

La Ue ha interrotto il negoziato sull’elettricità e all’orizzonte il profila il problema dei croati

Prime conseguenze politiche del voto svizzero sul contingentamento degli stranieri. L’Unione europea oggi ha annunciato di non proseguire il negoziato con la Svizzera sull’elettricità «alla luce della nuova situazione che si è venuta a creare « dopo il voto sul referendum sulla libera di circolazione che è «una potenziale violazione» degli accordi.

E’ «un chiaro messaggio politico», spiegano qualificate fonti europee all’ANSA, sottolineando che le conseguenze del voto si riflettono «tanto sugli accordi in corso quanto sui piani di accordo» e riguardano «aree cruciali».

«La palla è nel campo della Svizzera, aspettiamo comunicazioni ufficiali su cosa significa il voto ma per noi le libertà fondamentali sono indivisibili». Lo ha affermato il vicepresidente della commissione Ue Maros Sefcovic. «Non si può togliere il principio della libera circolazione senza toccare tutto il resto», ha aggiunto. «Finora non abbiamo ricevuto nessuna richiesta da parte della Svizzera di rinegoziare accordi o di farlo decadere», ha aggiunto la presidenza greca dell’Ue, ricordando che la dichiarazione del Consiglio Ue è stata adottata dai 28 all’unanimità.

Le istituzioni europee, spiegano le fonti, attendono che già domani il governo di Berna chiarisca quale posizione intende assumere per la traduzione in legge dell’esito del referendum. Ma a Bruxelles fanno osservare che se è vero che la Svizzera ha tre anni di tempo per adeguare la propria legislazione, l’Ue ha invece «un problema immediato” perché «in questa situazione la Svizzera non è in grado di aprire le porte ai croati».

La Croazia è entrata a pieno titolo nella Ue il primo luglio 2013. La Svizzera ha un anno di tempo per adeguare la sua legislazione e permettere la libera circolazione dei croati. Ma la nuova situazione politica, secondo le fonti, impedirebbe questo passaggio. «Di fatto ci sarebbero due classi di cittadini europei e questo la Ue non può accettarlo».

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