Rinaldin e i soldi spesi per le cene: «Io, vittima di un clima d’odio»

L’ex consigliere condannato dalla Corte dei Conti a restituire 57mila euro al Pirellone. «Chiunque nella mia situazione avrebbe adottato quella stessa prassi in buona fede»

«È dal 1972, anno di entrata in vigore della legge sui rimborsi, che è prassi in Regione Lombardia l’utilizzo dei fondi per le tipologie di spese da me sostenute e improvvisamente, e solo per le ultime due legislature precedenti all’attuale, si interviene sanzionando i consiglieri in modo decisamente discriminatorio».

Gianluca Rinaldin non ci sta. E di fronte alla condanna della corte dei Conti, che gli ha presentato un conto da 57mila euro da risarcire alle casse del Pirellone, spiega: «La considero una decisione dettata dal clima generale venutosi a creare negli ultimi anni. E comunque nessuno ha presentato questi rimborsi anche solo lontanamente pensando che non si potessero presentare».

Ricapitolando. Rinaldin, per cinque anni consigliere regionale del Pdl, nel corso del suo mandato ha chiesto e ottenuto rimborsi «per spese inerenti il mandato istituzionale» per circa 120mila euro. Cene, pranzi, pernottamenti in hotel, acquisto di giornali, viaggi in taxi, computer, iPad, telefono cellulari tutto comprato e rimborsato dalle casse del Pirellone. Rimborsi (quasi tutti) considerati illegittimi dalla corte dei Conti.

«Chiunque - afferma ora Rinaldin - si fosse trovato in quella situazione avrebbe in buona fede adottato quella prassi».

L’intervista completa sul quotidiano La Provincia in edicola domenica 18 gennaio

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