Si rifiuta di utilizzare il computer
Fino, l’Asl “taglia” il medico di base

Un cartello affisso fuori dall’ambulatorio: «Cari pazienti, sono stato esonerato»

Poi ci ripensa e acquista un pc. Ma resta della sua idea: «La burocrazia ci uccide»

Alla fine, il dottor Mario Tagliabue, si è arreso. Millequattrocento pazienti erano troppi per rinunciare. Ma la sua storia merita ugualmente qualche riga in cronaca. «Siamo medici o burocrati?». Bella domanda, una domanda che migliaia di camici bianchi, e non da ieri, si pongono ogni giorno nelle corsie d’ospedale o nella solitudine dei loro ambulatori.

Lo scorso 11 luglio Tagliabue è stato cacciato dall’Asl, che gli ha notificato un provvedimento di «decadenza dal rapporto convenzionale di assistenza primaria» poiché lui, laureato e specializzato in geriatria e gerontologia una trentina d’anni fa a Pavia, si rifiutava di utilizzare un computer.

In via Pessina sono stati inflessibili. Visto questo e quell’articolo, preso atto che, rilevato che, considerato ritenuto acquisito, si delibera che il dottore non possa fare più il dottore... Del resto la legge lo dice chiaramente: i certificati di malattia, tanto per citare le incombenze più comuni, possono essere trasmessi soltanto per via telematica. E chi non lo fa è fuori. Così, qualche settimana fa, Tagliabue ha chiuso lo studio affiggendo un avviso: «Carissimi assistiti, con la presente vi comunico che il vostro medico di famiglia è stato esonerato dall’Asl di Como dal suo incarico, in quanto non in possesso di un personal computer...».

«Sono tempi duri - dice oggi Tagliabue a “La Provincia”, dopo avere deciso, su pressione dei suoi pazienti, di innescare la retromarcia e di dotarsi di un pc tornando in servizio - Non nego che l’era dell’informatica abbia portato vantaggi ma nel mio caso sono stati soprattutto guai. Un tempo il medico colloquiava e “guardava” il paziente, oggi deve spendere la maggior parte del suo tempo su un computer. Siamo oberati dalla burocrazia... Si fa gran polemica sul ruolo del medico di famiglia, sul ricorso scriteriato ai pronto soccorso degli ospedali. Succede perché la gente non si sente più supportata a dovere dal proprio medico, un professionista ipertecnologico che non ha più alcuna possibilità di dedicare tempo ai suoi malati, a maggior ragione quando non si tratti di malati - e capita spessissimo - ma di persone bisognose, per esempio, di un sostegno psicologico. E allora tutti in ospedale... Schiavi dei tempi e della burocrazia, ci siamo ridotti a visitare su prenotazione, come se il paziente potesse prevedere se e quando avrà bisogno del medico...».

Internet, dice Tagliabue, è una maledizione: «Spesso siamo costretti a prescrivere cure per accontentare pazienti che sempre più attenti e informati si spingono fino a suggerire al medico quali accertamenti diagnostici effettuare. È il segno che a comandare e a decidere, oggi, è internet, che tutti consultano in modo scriteriato, e non più il medico curante. La colpa? È nostra, di noi medici, che per soddisfare le richieste di una burocrazia sempre più assetata, abbiamo perso di vista il nostro compito, che rimane quello di ascoltare, visitare, dialogare e diagnosticare. Per farlo ci servirebbe del tempo, quello che oggi siamo obbligati a dedicare a moduli e a computer».

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