Soccorsi da pagare
Il più scettico
è il Club alpino

Renata Viviani, presidente del Cai Lombardia

«La legge discrimina fra montagna e pianura,

punite solo le chiamate a vuoto degli escursionisti»

Fatta la proposta di legge, iniziata la bagarre. Mercoledì scorso la Commissione sanità della Regione Lombardia ha approvato il proposito di far pagare l’intervento del Soccorso alpino per le chiamate che non si rivelano urgenti. Il testo della proposta, sostenuto dalla maggioranza, è stato riscritto tre volte, ma appena reso noto è iniziato lo scontro prima politico, poi tra gli amanti della montagna.

A ora le uniche novità sono che gli interventi di soccorso e di elisoccorso in ambiente di montagna o in zone impervie, comprensivi di recupero e di trasporto, saranno considerati onerosi a carico dell’utente se non sussiste la necessità di accertamento diagnostico e se la prosecuzione di cure presso un pronto soccorso dovesse essere registrata con codice bianco: analoghe disposizioni saranno attuate anche nel caso l’attività di soccorso dovesse essere prestata a seguito di comportamenti imprudenti o negligenti da parte del richiedente.

A certificare la sussistenza dei requisiti sarà la centrale operativa sede dell’elisoccorso che effettua l’intervento, sentiti gli operatori. La Giunta regionale, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, sentiti l’Areu (Agenzia regionale per l’emergenza urgenza) e il Cnsas (Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico), stabilirà con apposito regolamento il piano tariffario dei servizi di soccorso sanitario e non sanitario. In ogni caso il richiedente non potrà pagare più del 50% del costo effettivo del servizio e saranno esentati dal pagamento coloro che già allo stato attuale lo sono per le prestazioni sanitarie di pronto soccorso; per i residenti in Lombardia è prevista un’ulteriore riduzione del 15% sul costo a carico.

La massa è favorevole

Se la stragrande maggioranza del popolo della montagna è favorevole a questa rivoluzione (basta fare un giro sui social network per capire l’aria che tira) c’è chi è scettico. Ed è nientemeno che la presidente del Cai Lombardia, Renata Viviani. Il Soccorso alpino, infatti, fa parte del Cai. «Sono due i punti che contestiamo su questa proposta di legge – dice -. Il primo è che dovrà pagare l’intervento dell’elisoccorso solo chi è in ambiente prealpino o alpino, questo significherebbe trattare i cittadini in modo diverso, non ci sarebbe più equità e non mi sembra giusto.

L’elisoccorso interviene molto spesso anche per gli incidenti stradali. Il secondo è far pagare la colpa o responsabilità solo a chi frequenta la montagna: il messaggio che si manda quindi è che la montagna è uno stile di vita negativo».

Sulla strada tutto gratis

Se una persona provoca un incidente parlando al cellulare e deve intervenire l’elisoccorso per portarlo in ospedale invece non dovrebbe pagare». I soci Cai, comunque, avendo un’assicurazione che copre il soccorso in montagna, sarebbero esentati da questa novità: «Come ha ben detto il nostro ex presidente nazionale Annibale Salsa – conclude la Viviani -, noi non vogliamo delle tessere, ma vogliamo dei soci».

Favorevole alla novità che sta per arrivare dalla Regione Lombardia quasi tutto il mondo alpinistico, anche chi il soccorritore lo fa di mestiere: «Io sono un tecnico del Soccorso alpino – afferma l’alpinista Marco Confortola – troppo spesso andiamo a recuperare persone che si sono cacciate nei guai per leggerezza, imprudenza, oppure senza avere l’adeguata attrezzatura o la conoscenza dell’ambiente montano. Facendo pagare l’intervento dei soccorsi credo che si metterebbe un freno a questi comportamenti».n 

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