Sos Racket, presidente vittima di usura
Ma lo strozzino era il gemello: a processo

Lomazzo, Frediano Manzi aveva anche tentato il suicidio, dandosi fuoco davanti alla Rai. Ieri la prima udienza del processo: il fratello voleva 90mila euro, contro i 50mila prestati

Una vicenda, per certi versi, surreale. Se non fosse che di mezzo ci siano stati anche alcuni tentativi di suicidio.

Il presidente dell’associazione Sos Racket e Usura, Frediano Manzi, 54 anni, originario di Gallipoli ma residente a Lomazzo, si è presentato ieri mattina per raccontare un nuovo episodio di usura subito. E l’usuraio è proprio il fratello gemello: Silvio Giuseppe Manzi.

La vicenda risale al 2012: in precedenza Frediano Manzi era andato dal fratello Silvio per chiedergli un prestito da 50mila euro, soldi che sarebbero serviti per portare avanti l’attività dei chioschi di fiori che aveva assieme alla figlia Laura.

Successivamente, però, la situazione era diventata piuttosto “calda”. Secondo l’accusa, con le indagini coordinate dal sostituto procuratore Mariano Fadda, presente anche ieri in aula, Silvio avrebbe iniziato a “pressare” il fratello Frediano per avere indietro i soldi. Ma non i 50mila euro iniziali, bensì chiedeva indietro 90mila euro. Quasi il doppio. Con un ipotetico tasso di interesse mostruoso.

Una vicenda che era andata avanti per vario tempo: come spiegato anche da Frediano Manzi in aula, per quei soldi aveva ricevuto anche minacce, in quanto il fratello avrebbe detto che doveva restituire quei soldi anche perché c’era “gente pericolosa” che premeva per avere quella cifra.

LEGGETE l’ampio servizio su LA PROVINCIA di SABATO 18 luglio 2015

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