Lombardia, scandalo sanità
Il leghista Rizzi , le accuse
le telefonate e il sistema tangenti

Il braccio destro di Maroni abita a Faloppio. “Papà” della riforma regionale, Rizzi era stato medico anestesista al S. Anna . Nelle carte le intercettazioni, il sistema delle società, come si spingeva il cittadino a pagare visite e interventi privati, il ruolo della convivente del consigliere regionale. Le accuse sono di corruzione, turbativa d’asta e riciclaggio. Bagarre politica: Pd e Grillo chiedono le dimissioni di Maroni

Ha un passato e un presente comaschi il consigliere regionale e assessore ombra Fabio Rizzi arrestato martedì mattina dai carabinieri nell’ambito di un’inchiesta che avrebbe scoperto l’ennesimo caso di tangenti e corruzione nella sanità lombarda. Fabio Rizzi infatti risiede a Faloppio con la compagna Lorena Lidia Pagani, anch’essa coinvolta nell’indagine e destinataria di una ordinanza di custodia cautelare. Non solo, in passato Rizzi (che è stato senatore fra il 2008 e il 2013) ha ricoperto l’incarico di medico anestesista al S. Anna di Como. E di recente ha partecipato a numerosi appuntamenti della Lega nel Comasco per illustrare la riforma.

L’inchiesta

L’inchiesta della Procura di Monza parla di liste d’attesa gonfiate e una serie di trucchi per far credere ai pazienti che una prestazione nel privato sarebbe costata soltanto poco più che una nel pubblico.

E’ il sistema «truffaldino», portato avanti ai danni del “cittadino privo di qualsiasi tutela» e grazie a «rapporti confidenziali, amicizie, corruzioni» e il «forte sostegno della politica», che emerge dagli atti dell’inchiesta della Procura di Monza.

Nelle carte delle indagini, infatti, viene ricostruito come avrebbe operato anche a scapito degli «utenti», tra presunte mazzette e appalti pilotati in molti ospedali lombardi, la presunta associazione per delinquere capeggiata da Maria Paola Canegrati «amministratrice di diritto e di fatto di un complesso sistema societario attivo nel campo dell’odontoiatria».

Le società

E all’ interno di quello che sia il pm Manuela Massenz che il gip Emanuela Corbetta definiscono «sistema Canegrati», anche le compagne di Rizzi e del suo stretto collaboratore Mario Longo (anche lui finito in carcere) avrebbero avuto un ruolo: “prestanome” per incassare le “stecche”. In particolare, la compagna di Longo avrebbe emesso, scrive il gip, «periodicamente fatture relative a consulenze inesistenti nei confronti della Servicedent srl» dell’imprenditrice e avrebbe rivestito «il ruolo di socia e amministratrice unica della Spectre srl, società riconducibile a Longo e a Rizzi e socia al 50% della Sytcenter srl». E «socia della Spectre srl» sarebbe stata anche la compagna di Rizzi.

«La gestione degli ambulatori odontoiatrici era «organizzata con modalità tali da favorire il ricorso, da parte del privato cittadino, alle prestazioni in regime di solvenza (privato, ndr), talvolta con modalità tali da indurre l’utente in errore in ordine all’ impossibilità di ottenere la prestazione tramite il pagamento del solo ticket sanitario o, addirittura, gratuitamente»

Pagava il cittadino

In un “sistema” del genere, poi, spiega il gip, la gestione «degli ambulatori odontoiatrici» era «organizzata con modalità tali da favorire il ricorso, da parte del privato cittadino, alle prestazioni in regime di solvenza (privato, ndr), talvolta con modalità tali da indurre l’utente in errore in ordine all’ impossibilità di ottenere la prestazione tramite il pagamento del solo ticket sanitario o, addirittura, gratuitamente». Per convincere i pazienti a scegliere le prestazioni nel privato sarebbero stati utilizzati due modi: creare «artificiosamente liste d’attesa in realtà inesistenti» e indurre «il paziente a ricorrere alla prestazione a pagamento nella convinzione che il costo del ticket sanitario sarebbe di poco inferiore».

... creare «artificiosamente liste d’attesa in realtà inesistenti» e indurre «il paziente a ricorrere alla prestazione a pagamento nella convinzione che il costo del ticket sanitario sarebbe di poco inferiore»

Le telefonate

Il primo metodo Canegrati lo spiega così in una telefonata: «Noi, allora, sposteremo la maggior parte dell’attività sulla solvenza, e faremo delle liste d’attesa (...) che vanno alle calende greche». Il secondo, invece, emerge da un’altra intercettazione del 25 marzo 2014: «La quota del ticket arriverebbe a costare verosimilmente quanto ci costa in solvenza, e quindi gli possiamo dire ... allora col ticket costa per dire quaranta euro, senza ticket costa quarantacinque però ce l’ha subito ...capito?».

«el ciapa utantamila euro l’ann »

In un’altra telefonata, tra l’altro, Canegrati si rallegrava per la nuova nomina di Rizzi: «Ho sentito Longo stamattina... m’ha detto... ’allora.. il Senatore Rizzi è stato ufficialmente nominato come l’interlocutore per la sanità dal Presidente Maroni...’ G’ho dit (gli ho detto, ndr) ’congratulazionì. Adesso questo qui s’è fatto fare questa... Progetto dentiere pazienti anziani... el ciapa utantamila euro l’ann (prende ottantamila euro l’anno, in dialetto ndr)». In una telefonata lo stesso Longo spiega che quel progetto di ’odontoiatria socialè degli Istituti Clinici di Perfezionamento «è stato fortemente pubblicizzato da Rizzi e dallo stesso Maroni». Se poi la stessa Canegrati in un’intercettazione racconta di aver «dato un sacco di soldi a un sacco di gente», dagli atti viene a galla anche un presunto caso di malasanità: un ex primario dell’ospedale Niguarda di Milano avrebbe segnalato che una paziente affetta da un «tumore del cavo orale» era stata curata come se avesse «un semplice fungo» da un medico poi “collocato a capo del centro odontoiatrico». E proprio per questa sua segnalazione gli sarebbero stati tolti «i compiti di controllo sull’operato del centro».

Cosa è successo

Sono ventuno le ordinanze di custodia cautelare (9 in carcere, 7 ai domiciliari e 5 con obbligo di firma) eseguite la mattina di martedì all’alba dai carabinieri del Comando Provinciale di Milano, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Monza e indagate a vario titolo per associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e riciclaggio. Arresti in provincia di Como oltre che nelle province di Milano, Monza, Varese e Bergamo. L’indagine, coordinata dalla Procura di Monza e denominata “Smile”, ha ricostruito l’operato di un gruppo imprenditoriale accusato di aver corrotto funzionari delle gare di appalto pubbliche lombarde, bandite da diverse Aziende Ospedaliere per la gestione esterna di servizi odontoiatrici, riuscendo ad aggiudicarsele.

«Sono quattro gli imprenditori che si sono aggiudicati importanti gare d’appalto per la gestione dei servizi odontoiatrici nel territorio lombardo, su cui ha indagato il Nucleo Investigativo di Milano - spiega il Comandante Provinciale dei carabinieri di Milano, colonnello Canio Giuseppe La Gala - le gare di appalto pubbliche venivano vinte illecitamente da questo gruppo con la complicità di undici funzionari pubblici».

Nell’operazione è finito in carcere il consigliere regionale della Lega Nord, Fabio Rizzi, presidente della commissione Sanità ed estensore della recente riforma. Ordine di custodia cautelare anche la moglie di Rizzi, sempre a gli arresti domiciliari. Per entrambi c’è l’accusa è di associazione per delinquere. Perquisizioni nel domicilio di Rizzi e negli uffici al Consiglio regionale.

Presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale della Lombardia, originario di Besozzo (Varese), Fabio Rizzi è stato l’autore materiale della riforma della sanità voluta dal governatore Roberto Maroni. Rizzi ha 49 anni ed è medico anestesista, e’ consigliere dal 2013 ed ha alle spalle una lunga militanza nella Lega Nord. Segretario provinciale del Carroccio di Varese dal 2006 al 2008, è stato anche per cinque anni senatore dal 2008 al 2013 (una figura vicina ai tempi sia a Umberto Bossi sia a Maroni) oltre che sindaco del suo paese.

Le mogli (ai domiciliari) del consigliere regionale della Lega Nord Fabio Rizzi (residente a Faloppio) e del suo braccio destro Mario Valentino Longo sono accusate di aver favorito l’interesse ritenuto illecito dei mariti intestandosi il 50% delle quote di società odontoiatriche aperte insieme ad un’imprenditrice definita dalla Procura di Monza la principale indagata nell’ inchiesta per corruzione, turbativa d’asta e riciclaggio.

Le indagini, avviate nel 2013, vertono su un giro d’affari per oltre 400 milioni di euro e che ha smascherato un gruppo imprenditoriale che avrebbe vinto illecitamente gare d’appalto per l’esternalizzazione odontoiatrica con la compiacenza di undici funzionari all’interno dell’azienda sanitaria di Desio e Vimercate, dell’ospedale Maggiore di Milano, dell’ospedale Bolognini di Seriate (Bergamo), di Busto Arsizio e Melegnano.

E’ Maria Paola Canegrati l’imprenditrice ritenuta “vertice” del sistema corruttivo connesso all’esternalizzazione dei servizi odontoiatrici negli ospedali lombardi oggetto dell’indagine della Procura di Monza. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, le aziende riferibili all’imprenditrice, tra cui la “Elledent” e la “Service Dent” (del gruppo Odontoquality con sede ad Arcore-Monza), in dieci anni avrebbero sostanzialmente preso il monopolio dei servizi odontoiatrici appaltati in esterno dagli ospedali lombardi.

La Conferenza dei capigruppo del Consiglio regionale della Lombardia si è riunita subito dopo che al Pirellone è arrivata la notizia dell’arresto del presidente della commissione Sanità, Fabio Rizzi. «Con il presidente Maroni - ha riferito al termine il presidente del Consiglio, Raffaele Cattaneo - abbiamo deciso di valutare se e come riprende una riflessione su quello che è accaduto, dopo la conferenza stampa della Procura di Monza».

Incandescente il clima politico: «Aspettiamo Maroni in aula perché chiarisca la situazione - dice Stefano Buffagni, capogruppo del M5Stelle - Non deve venire a difendere la sua poltrona o a ribadire il garantismo costituzionalmente sancito, il problema politico è enorme: venga ad annunciare che si dimette per il bene dei lombardi». Sulla vicenda è intervenuto, sul suo blog, anche Beppe Grillo: «Rizzi arrestato, Maroni a casa!»

Durissimo anche il Pd: «Bisogna rescindere fortemente il rapporto fra la politica e la sanità. Maroni deve prendere atto che non è riuscito a garantire discontinuità con il passato e l’unico modo per farlo a questo punto è di andare alle elezioni» dichiara il segretario lombardo del Pd, Alessandro Alfieri. «Mantovani, che era il vicepresidente con delega alla Sanità, è stato arrestato - ha elencato Alfieri -. Per Garavaglia, che è il braccio destro di Maroni, è stato chiesto il rinvio a giudizio. Ora anche Rizzi, che è il padre della riforma sanitaria, è stato arrestato. Qualche problema c’è. Noi avevamo presentato una mozione di sfiducia. Maroni ha sempre negato che ci sia un problema sanità, la realtà lo smentisce».

«E’ da anni che diciamo che la sanità lombarda va messa in sicurezza rispetto alle aggressioni del malaffare e di una pratica corruttiva sempre estesa» dice Umberto Ambrosoli, consigliere regionale lombardo del Patto Civico. «Che sia oggi coinvolto proprio il presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale della Lombardia - prosegue - è un fatto di gravità forse maggiore anche rispetto agli episodi degli ultimi tre anni. Fabio Rizzi ha avuto infatti per mesi e mesi il ruolo di coordinatore di quella riforma infinita, il famoso libro bianco di Maroni, che non riusciva mai ad arrivare a compimento per i continui mercanteggiamenti interni alla maggioranza».

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