Tangenziale, Como vuole l’altro pezzo

Pedemontana toglie i vincoli sul Pgt del tracciato del secondo lotto, il tratto fino ad Albese non esiste più. E il piano B della Provincia è solo uno studio.

La tangenziale di Como aprirà il 23 maggio e la Regione ha promesso che sarà gratuita fino alla fine dell’anno e che, ancora, il pacchetto A9 - tangenziale dovrebbe costare in seguito meno dei 2, 20 euro della barriera di Grandate. Ma sarà dimezzata.

Del secondo lotto, quello che avrebbe dovuto collegare lo svincolo dell’Acquanera ad Albese e, quindi, da un lato alla Como-Bergamo e, dall’altro, alla Como-Lecco, non c’è più traccia.

Quello originario, che si era arenato al progetto definitivo (costato alcuni milioni di euro) stralciato dal sistema Pedemontana perché troppo costoso (la spesa era passata dai 477 milioni agli 859). E nelle scorse settimane, a Palazzo Cernezzi, è arrivata anche la nota della società che toglie i vincoli sulle aree dove avrebbe dovuto passare l’autostrada. Questo, di fatto, significa che non esiste più. È di pochi giorni fa la lettera inviata alla Regione Lombardia dal direttore dell’area Urbanistica del Comune di Como Giuseppe Cosenza con la quale di fatto chiede alla Regione se deve procedere allo stralcio definitivo del secondo lotto originario, così come previsto da Pedemontana e da Cal (società regionale).

Facciamo un passo indietro. Nel 2009 l’allora governatore della Regione Roberto Formigoni accantonò il secondo tratto perché troppo costoso e, successivamente fu l’assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo a impegnarsi sulla Varese-Como-Lecco, costo di un miliardo di euro, e per la quale non si va oltre uno studio di massima, mai approfondito.

L’amministrazione provinciale guidata dal leghista Leonardo Carioni (dal 2002 anche nel consiglio di amministrazione di Pedemontana) fino al 2014 nel 2011 aveva portato avanti una battaglia serrata con il dirigente Cosenza (allora era responsabile della grande viabilità a Villa Saporiti). Il consiglio provinciale decise di seguire le vie legali impugnando gli atti che prevedevano come prioritaria la tangenziale intera. Ma anche questa presa di posizione non si tramutò, da parte del presidente, in una causa vera.

Nel frattempo la stessa Villa Saporiti lavorò a un progetto alternativo, spostato più verso la zona di Senna. Si fecero riunioni e ci fu anche un consenso di massima da parte dei sindaci, ma il progetto rimase fermo allo stadio di studio di fattibilità. In pratica poco più di un’idea.

Il 23 maggio si aprirà il primo lotto di 2,4 km, ma la strada resterà un’incompiuta. Almeno finché non ci sarà un progetto su cui ottenere i finanziamenti.

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