Tragedia in Perù, un anno dopo
«È come se fosse successo ieri»

Uno dei sopravvissuti ricorda Matteo Tagliabue ed Enrico Broggi

È l’amico Giacomo Longhi: «Vogliamo ricordarli con un libro alla memoria»

«È come se il tempo non fosse passato. Come se fosse successo ieri. E, come allora, anche oggi è troppo doloroso, per me, ricordare quei momenti terribili di quei giorni. Ma voglio continuare a ricordare Matteo e Enrico per tutto quello che hanno fatto in vita. In un paio di mesi potremmo aver terminato la raccolta per il libro in cui si parlerà di loro».

Le parole sono di uno dei sopravvissuti alla tragedia di un anno fa: Giacomo Longhi, 23 anni, di Cucciago, era nella cordata a coppia che sopraggiungeva, con Marco Ballerini, 25 anni, di Cantù. Era il 30 maggio del 2014 quando Matteo Tagliabue, 27 anni, ed Enrico Broggi, 29 anni, i due alpinisti del Cai Cantù, morirono sull’Alpamayo, vetta del Perù alta 5.947 metri.

Longhi e Ballerini vissero un incubo. Riuscirono a tornare nella città di Huaraz a 26 ore dalla partenza, stremati. Su quella montagna, provarono a cercare inutilmente Matteo e Enrico per quattro ore. Ma come venne ricostruito dalle guide peruviane, Matteo e Enrico erano sopra una superficie di ghiaccio e neve di circa 16 metri quadrati, quando il crollo fece precipitare i due ragazzi 700 metri più in basso. Fu possibile recuperare il corpo di Broggi soltanto venticinque giorni dopo. Matteo ha visto tragicamente esaudire il desiderio espresso in vita di rimanere sepolto tra le montagne che amava: il suo corpo è ancora sull’Alpamayo,in un punto dichiarato “inaccessibile” da una spedizione.

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