Un anno fa il crollo di Annone
E il ponte nuovo? Scandalo burocrazia

Serve un altro anno per rifare il cavalcavia sulla SS 36. Tre indagati nell’inchiesta della Procura che ipotizza gravi mancanze

Un anno fa, il 28 ottobre, crollava il ponte di Annone sulla superstrada 36 sotto il peso di un autoarticolato bergamasco, provocando la morte di Claudio Bertini, 68 anni, di Civate.

A un anno dall’incredibile tragedia non solo il ponte non è tornato al suo posto, come sarebbe accaduto in un paese normale, ma già si sa che dovrà passare almeno un altro anno per tornare -forse - alla normalità. I collegamenti tra le province di Lecco e Como – interessando anche Sondrio, Milano e Monza – sono condannati a un’interruzione da paese del Terzo Mondo.

I tempi sono stati ribaditi dal sindaco di Annone Patrizio Sidoti. «Ho sentito i funzionari di Anas: intendono intraprendere la procedura d’appalto per la metà di novembre e chiuderla entro l’anno. L’impegno è di vedere ripristinato il collegamento diretto tra Lecchese ed Erbese entro la fine del 2018». Insomma, due anni per un ponte prefabbricato: uno scandalo.

Più spedita procede l’inchiesta della magistratura di Lecco. Al momento sono tre gli indagati nell’inchiesta affidata al sostituto procuratore Nicola Preteroti, a seguito del crollo del ponte.

Ma non è detto che nelle prossime settimane non possano esserci novità. Le risultanze della consulenza del professor Marco Di Prisco, nominato dalla Procura, ampliano infatti le presunte responsabilità sul crollo, tanto da lasciar pensare che si possa di pari passo ampliare anche il numero degli indagati.

La consulenza costituisce uno spartiacque per l’inchiesta, perché mette tanti, tantissimi punti fermi. Perché il cavalcavia è collassato? Cause e possibili responsabilità emergono dalle 77 pagine vergate da Di Prisco. A partire da errori progettuali che, negli anni Sessanta, segnarono il cavalcavia come un peccato originale, fino alle indicazioni rilasciate da consulenti esterni dell’Anas sull’«assenza di problemi statici nel cavalcavia». «La prima causa del crollo del cavalcavia - secondo il consulente - è l’uso improprio, che ha imposto alla struttura carichi vicini alla sua capacità estrema,

Sono stati due, negli anni, i casi di veicoli alti o fuori sagoma che hanno urtato il ponte. Per Di Prisco «la Provincia di Lecco, nella figura del suo responsabile, in attesa delle indagini annunciate allora da Anas, avrebbe dovuto limitare la portata massima del cavalcavia a 44 tonnellate, in quanto ente gestore della viabilità, escludendo i trasporti eccezionali».

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