Viaggio nel centro profughi di Prestino
«Mafia capitale? Qui si fa integrazione»

Settanta gli ospiti nella struttura gestita dalla coop finita nell’inchiesta romana. Le giornate trascorrono tra scuola e sport: «Mai un problema. Bello il rapporto con il quartiere»

Nella grande sala mensa ci sono tutti: ospiti, operatori, direttrice. «Stiamo festeggiando il compleanno di uno dei ragazzi, volete fermarvi con noi?». Ad Angela Mastrolorenzo, la responsabile del centro profughi di Prestino, evidentemente la politica delle porte chiuse non piace. E questa, di fronte a quanto avviene in altre strutture comasche (Tavernola in testa), è già una notizia. Ancora di più se si pensa alle polemiche che hanno accompagnato l’appalto triennale del centro di via Sacco e Vanzetti, affidato dal Comune alla cooperativa Domus Caritatis, il cui ex vicepresidente era finito nei guai nell’inchiesta “mafia capitale”.

A Prestino sono in tutto 68 gli stranieri accolti: soprattutto pachistani e nigeriani, 50 nell’ambito dell’appalto con il Comune per la gestione dei richiedenti asilo e 18 affidati - con accordo diretto - dalla Prefettura (possono essere al massimo 20).

Nel centro di via Sacco e Vanzetti lavorano dieci operatori oltre alla direttrice e a una serie interminabile di figure professionali che si alternano nelle loro presenze: un medico, un infermiere, tre mediatori culturali (che garantiscono lezioni di lingua quattro giorni la settimana), due psicologi, un assistente sociale, un’infermiera, un informatore legale.

«Cerchiamo di lavorare sull’integrazione - racconta Angela Mastrolorenzo - Puntiamo molto sulle lezioni d’italiano: abbiamo istituito un registro delle presenze per poter coinvolgere tutti. Purtroppo molti dei ragazzi che arrivano sono analfabeti e alcuni per vergogna saltano le lezioni. Su di loro dobbiamo fare un’opera di coinvolgimento in più».

Il reportage completo sul quotidiano La Provincia in edicola mercoledì 4 maggio

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