Yara: dalle parole del cognato
nuovi guai per Massimo Bossetti

«Ricostruzioni diverse e confuse» e «comportamento incoerente in merito alla ricostruzione dei suoi spostamenti». Così il gip Ezia Maccora, in cinque pagine di ordinanza, liquida la condotta di Massimo Bossetti. I legali dell’uomo ricorreranno al Tribunale della libertà

Ricorreranno al Tribunale della libertà di Brescia i legali di Massimo Bossetti, dopo che il gip di Bergamo ha respinto un’istanza di scarcerazione ritenendo che sussistano i gravi indizi di colpevolezza a carico del muratore arrestato il 16 giugno scorso per l’omicidio di Yara Gambirasio.

Gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, che hanno visto stamani il loro assistito in carcere hanno dieci giorni di tempo per presentare ricorso. Ieri Bossetti, come ogni settimana, ha ricevuto anche la visita della moglie, Marita Comi.

Il gip in cinque pagine di ordinanza, liquida la posizione di Bossetti: «Ricostruzioni diverse e confuse» e «comportamento incoerente in merito alla ricostruzione dei suoi spostamenti». E tra le righe del provvedimento spunta un particolare delle indagini finora non emerso: «Ad esempio – osserva il gip – è significativa anche la circostanza che l’indagato non è riuscito a chiarire agli inquirenti le affermazioni del cognato Agostino Comi (fratello di sua moglie, ndr)». Il quale, sentito come testimone la sera stessa del fermo, «ha dichiarato di aver appreso direttamente dall’indagato, in un’occasione in cui avevano commentato insieme la scomparsa di Yara, che la sera del 26 novembre 2010 Bossetti “era transitato nella zona interessata e aveva notato la presenza delle forze dell’ordine”». Per il giudice la circostanza «non è compatibile con la ricostruzione dell’indagato, che ha affermato di essere rientrato nella sua abitazione subito dopo il lavoro».

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