Zona franca a Campione, sarebbe un affare per i comaschi

Il modello è Livigno dove benzina, elettronica, sigarette e alcolici costano meno. L’enclave sogna ma la Svizzera non cede: «Si tratta di un’ipotesi da non prendere nemmeno in considerazione»

Farcela non sarà semplice. La Svizzera ha già chiarito, attraverso una nota del Consiglio federale, che non intende nemmeno prendere in considerazione l’ipotesi al tavolo dei negoziati tra Berna e Roma per il rinnovo degli accordi bilaterali. Fa in ogni discutere il tema della creazione di una zona franca a Campione d’Italia. E fa ovviamente sognare il sindaco dell’enclave Marita Piccaluga che, ha chiarito a La Provincia, non ha mai chiesto l’istituzione di una zona franca, piuttosto la risoluzione della questione dell’Iva.

«Di fatto - ha spiegato - i nostri commercianti che acquistano merce in Canton Ticino devono pagare l’Iva alla Svizzera senza poi poterla detrarre.Un costo fisso pari all’otto per cento che penalizza proprio noi campionesi e rende meno competitiva ogni attività. Di fatto qui il commercio è bloccato dalle tasse».

Un problema che ha presente anche la Svizzera. Nella nota sulla zona franca sempre il Consiglio federale ha chiarito che per gli operatori economici di Campione d’Italia non esiste al momento la possibilità di registrarsi come contribuente Iva svizzeri per cui non hanno la possibilità di dedurre l’Iva all’importazione né l’imposta precedente. «Storicamente - prosegue il governo svizzero - Campione d’Italia è stato considerato come appartenente allo spazio doganale svizzero. Secondo una giurisprudenza recente del Tribunale federale ciò discende dal diritto internazionale consuetudinario. Inoltre, secondo le regole europee applicabili, Campione d’Italia è escluso dal territorio doganale della Repubblica italiana e di conseguenza dal territorio doganale dell’Ue».

Campione ha partecipato lo scorso anno al progetto ambizioso della Zes (Zona economica speciale): un mix di semplificazioni normative e sconti fiscali per consentire alle imprese delle zone di confine di resistere all’attrattività del Canton Ticino dove l’Iva è ferma all’8% e la pressione fiscale raggiunge un livello minimo del 17,1%.

Il problema della Zes sono i costi. Uno studio di Confartigianato ha stabilito che occorrono 1,2 miliardi a regime,con il 10% a carico della Regione (che dovrà rinunciare a parte delle entrate Irap) e il restante 90% di risorse a carico dello Stato.

Certo, se il modello è Livigno, si capisce bene l’interesse di Campione. Dal 1973 tutto ciò che entra nel territorio subisce una tassazione esclusiva del Comune a proprio vantaggio ed esente da imposte e tassazioni statali.

I prezzi sono più bassi e il flusso dei turisti è ininterrotto. Tanto ininterrotto che un paio di anni i centri della Val Poschiavo chiesero, ovviamente senza ottenere alcun riscontro, di abolire la zona franca.

Per questo motivo le casse comunali sono sempre in attivo, ma a causa delle leggi di stabilità italiane i 26 milioni di euro accumulati non possono essere completamente utilizzati. Chi visita Livigno trova conveniente l’acquisto di tabacchi, zucchero e alcolici, nonché merci di maggior pregio di cui occorre verificare la convenienza (profumi, orologi ecc.), le merci acquistate devono rimanere entro i limiti stabiliti dalle tabelle doganali.

È pure conveniente il rifornimento di carburante. E del resto ci sarà una regione se in paese ci sono ben 19 distributori di carburante.

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