Cultura e Spettacoli
Giovedì 08 Aprile 2010
Dal pulpito alle urne, e don Tito
portò al trionfo la Dc
Nel 1948 dietro il clamoroso 73,9% ottenuto a Orsenigo le prediche del parroco
La campagna elettorale del 1948 può certamente essere considerata unica: in essa si scontrano, dopo gli anni della collaborazione governativa post-bellica, la Democrazia Cristiana e il Fronte Popolare, che riunisce sotto l' emblema di Garibaldi socialisti e comunisti. La polarizzazione dello scontro non conosce precedenti e trascende il semplice ambito partitico; non si affrontano semplicemente due formazioni avversarie, ma due diverse concezioni dell'Italia e del Mondo: da una parte la Democrazia Cristiana, che incarna la scelta filoamericana, la difesa dei valori cristiani e l'accettazione degli aiuti economici del piano Marshall; dall'altra il Fronte, che incarna la posizione filosovietica, una strenua difesa della laicità dello Stato e una politica ambigua per quanto riguarda gli aiuti del piano Marshall. Tra i numerosi campi di studio e di ricerca sulla realtà italiana del '48, ho concentrato la mia attenzione su Orsenigo: qui è emersa la figura dell'allora parroco, don Tito Brambilla, che ebbe un ruolo decisivo nell'affermazione quasi plebiscitaria della Dc nel Comune. In primo luogo è utile dare uno sguardo ai risultati della consultazione nel piccolo centro brianzolo: la Democrazia cristiana ottiene il 73,9% dei voti contro il 12,8% del Fronte. Ma il dato davvero rilevante è il confronto con i risultati delle elezioni per l'Assemblea Costituente del 2 Giugno 1946: qui la Dc aveva ottenuto il 47,2% dei voti contro il 49,8% di comunisti e socialisti, che si presentavano separati (48,2% ai socialisti e 1,6% ai comunisti). Un confronto poi con i risultati del '48 nei paesi limitrofi, rende ancor più rilevante l' affermazione della Dc ad Orsenigo: il partito di De Gasperi ottiene nel circondario erbese una media del 53,8% e addirittura paesi, come Anzano del Parco e Tavernerio, vedono la vittoria del Fronte sulla Democrazia Cristiana. È lecito quindi domandarsi le cause di tale esito elettorale. E le risposte ci vengono dall'Archivio Parrocchiale: il motore dell'affermazione democristiana è il parroco, don Tito, che prende possesso della parrocchia solo dopo le elezioni del '46 (nelle quali quindi non ebbe alcun ruolo). Nel pieno della campagna elettorale scrive nel Liber Chronicus: «Siamo in piena battaglia elettorale. I socialisti che hanno vinto per pochi voti nel 1946, lavorano per ottenere una seconda vittoria. La Democrazia Cristiana lavora in silenzio, ma pare in profondità. A richiamare gli erranti e illuminarli sui loro doveri servono molto le prediche a sfondo polemico di queste ultime Domeniche. Vedremo i risultati». E il voto, che si teneva il 18 aprile, viene fatto precedere da un'insolita novena di San Giuseppe: la cosa è davvero inusuale, in quanto questa novena deve essere celebrata liturgicamente nei giorni che precedono il 19 marzo e non in aprile. È palesemente una scelta, che serve al parroco per preparare le coscienze al voto: non bisogna infatti dimenticare che S. Giuseppe viene invocato dalla Chiesa per la protezione contro «la peste di errori e di vizi che ammorba il Mondo», e nell'ottica di don Tito il grave errore è il Comunismo. Purtroppo non abbiamo bollettini parrocchiali di quell'anno, ma le posizioni fortemente anticomuniste del parroco emergono dall'analisi dei bollettini pubblicati nel 1953, nei quali istruisce i fedeli in vista delle elezioni di quell'anno con particolare veemenza anticomunista; scrive infatti: «Per i difensori e sostenitori del Socialcomunismo: di loro non si può dire "Padre perdona perché non sanno quello che fanno". Il tradimento da essi compiuto fu un atto voluto quindi senza scuse. Per gli attivisti: a tutti quelli che hanno lavorato per il trionfo dei partiti socialcomunisti diciamo che sulla loro casa pesa la maledizione di Dio, che nessuna benedizione sacerdotale toglierà. A loro il Signore chiederà conto come a Caino, del male fatto ai loro fratelli. Ridano pure di queste mie parole, ma ride bene chi ride ultimo». In questo clima e con questi toni apocalittici, che anche l' ottantasettene ex sindaco Arnaldo Anzani ricorda benissimo, gli orsenighesi vanno al voto e ben si capisce da dove nasce quel 73,9% di voti attribuiti alla Democrazia cristiana. Don Tito sul Chronicus, sotto la data del 18 Aprile, esulta per la vittoria ottenuta, scrivendo: «Trionfo della Democrazia cristiana. Anche in paese il trionfo fu completo con 523 voti contro 91. Grande sconfitta dei rossi i quali avendo vinto nelle elezioni della Costituente del 2 Giugno 1946, speravano di vincere ancora».
Simone Rotunno
© RIPRODUZIONE RISERVATA