Cingolani, lo sguardo che coglie
ciò che l'occhio non vede

Tre sedi prestigiose per una mostra che celebra l'artista comasco

Una mostra a Como, a cura di Luca Beatrice, celebra l'arte di Marco Cingolani in tre sedi prestigiose. S'intitola "A perdita d'occhio" e racconta il percorso del pittore dagli esordi ad oggi. Al palazzo del Broletto si trovano le opere recenti di grande formato dettate a pieno ritmo dallo slancio creativo dei mesi scorsi evidentemente legato al ritorno del maestro nella città natale. Sono paesaggi dove l'occhio si perde che ricordano lo sguardo dell'uomo teso a dilatare il campo visivo. I colori fluidi introducono nella materia pittorica in continuo divenire ritornando a una cifra espressiva caratteristica. Sono dipinti da leggere a più riprese per scorgere epifanie inaspettate di segni e la poesia dei cromatismi. «È stato difficile affrontare questa parte della mostra- confessa Marco Cingolani - che racchiude le opere recenti intitolate "A perdita d'occhio". Avvertivo l'esigenza di rimettermi in gioco dopo la partecipazione alla scorsa Biennale di Venezia e volevo cimentarmi con qualcosa di nuovo. I paesaggi infatti sono un soggetto inusuale nel mio repertorio». La narrazione cede il passo all'emozione e le cose più importanti sono descritte ai margini. Nei paesaggi dai fondi scuri affiorano velature di colore, dettagli sfumati, graffi voluti e forme che dilatano la percezione dello spazio. «La realtà culturale - nota Marco Cingolani - ha più strati. Il Novecento ci ha abituati a pensare in bianco e nero, a causa della stampa e della tv, invece il passato è sempre stato a colori. A proposito dei temi ispiratori di questi lavori mi preme ricordare che all'interno dello sguardo ci sono migliaia di informazioni che l'occhio non fissa, ma abbraccia tutte insieme». Dal confronto tra universale e particolare nascono anche le due carte lunghe dieci metri, una dipinta e l'altra disegnata, esposte al Broletto su due tavoli a mo' di binario. Le opere s'inseriscono con levità nello spazio espositivo, allestito da Marco Balzarotti, assecondando gli alti muri che invitano lo spettatore ad alzare lo sguardo. La mostra di cui il quotidiano La Provincia è media partner continua in biblioteca con un lavoro che ha tutta l'aria di essere concettuale. Questo luogo è quasi una tappa obbligata per il pittore che lo ha molto frequentato in gioventù e ora vuole dispensare consigli ai giovani lettori. Appeso nell'atrio della biblioteca si trova il grande pannello dal titolo "Italian Apparel" (Costume italiano) con scritte, annotazioni e numeri che riassumono gli avvenimenti  più importanti, secondo una personale interpretazione, dal 1861 ad oggi. Si tratta di “eventi positivi” che spaziano dall'invenzione del cavalier Feletti dello stecco per il gelato, nel 1939, all'uscita del primo film della serie Fantozzi nel 1975. Le sale della Pinacoteca civica di Como ospitano  lavori storici di Marco Cingolani della prima metà degli anni Ottanta e altri più recenti e conosciuti dal pubblico come "Il battesimo di Sherlock Holmes" (2009), esposto nel Padiglione Italia alla 53esima Biennale di Venezia, che vede al centro un protagonista simbolo della modernità. Al primo piano di Palazzo Volpi si incontra "Il ritrovamento del corpo di Aldo Moro" (1989), realizzato a gessetti su tavola, e "Attentato al Papa" (1990), dominato da un centro bianco, sospeso tra assenza e presenza. «Mi interessa capire - sottolinea l'artista - quando la cronaca si fa storia. Ci sono fatti che per la mia generazione hanno significato il passaggio nel mondo adulto». Poi ci sono altre opere di grande impatto come "Immacolata concezione" e quelle declinate sui toni del rosso, in cui piccoli elementi di contenuto narrativo innescano una storia, come La dolce vita. Una riflessione sul mistero del nascere. Da notare la protagonista in dolce attesa e il Dna sospeso nell'aria. E dulcis in fundo, nelle sale alte di Palazzo Volpi si trovano i primi dipinti usciti dalla tavolozza di Marco Cingolani e, guarda caso, ispirati all'astrattismo comasco. Si tratta di Diagrammi in cui l'asse cartesiano diventa l'icona dell'Occidente. «Era un modo- conclude l'artista- per evadere dalla seduzione imperante della Transavanguardia, ma non solo».  

Stefania Briccola

«A perdita d'occhio» antologica di Marco Cingolani, a cura di Luca Beatrice, a Como. La mostra, con il patrocinio dell'Assessorato alla Cultura del Comune e il quotidiano La Provincia media sponsor, si tiene al Broletto (piazza Duomo), alla Pinacoteca Civica (via Diaz 84) e alla Biblioteca comunale (piazzetta Venosto Lucati 1), dal 19 marzo al 30 aprile 2011. Orari: Broletto; martedì-venerdì, 14-19; sabato e domenica, 10-13 e 14-19. Chiuso: lunedì. Pinacoteca Civica: martedì-sabato; 9.30-12.30 e 14-17; domenica 10-13. Chiuso: lunedì. Biblioteca Comunale: lunedì-sabato, 14.30-19; martedì, 9-12;14.30-19. Chiuso: domenica. Ingresso gratuito. Accompagna l'esposizione un catalogo monografico edito da Publi Paolini. Informazioni: tel. 031.25.23.52; [email protected]

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Eco di Bergamo A perdita d'occhio