Quando Napoleone
vigilava sugli amori
nati dentro le stalle

Nel ricco quinto volume della "Storia della Brianza" la cultura popolare fra costumi, riti, arte e mestieri

Pensava proprio a tutto quel genio di Napoleone quando governava l'Italia. Addirittura "teneva d'occhio" come sbocciava l'amore tra i suoi giovani sudditi. Non è tuttavia uno dei suoi famosi editti, ma semplicemente un rapporto rivolto agli organi centrali dal Dipartimento napoleonico di Como, a raccontare che nella Brianza comasca: «Sogliono i contadini passare le sere d'inverno nelle stalle dove hanno origine il più degli amori». La relazione entra in molti altri particolari sull'amore nel mondo rurale di quei tempi. Ce ne parla Rosalba Negri nel capitolo "Riti e pratiche del ciclo della vita" del quinto volume della monumentale "Storia della Brianza" pubblicato da Cattaneo Editore di Oggiono e da qualche giorno in libreria. Le oltre 700 pagine del volume ci svelano tante belle cose della storia, dell'arte, del lavoro, delle tradizioni e della natura della Brianza. Anche dopo che era passato Napoleone hanno continuato per tanto tempo a sbocciare nel calore della stalla, gli amori tra i "bagajott paisan" e le acerbe contadinelle della Brianza. Era però questo solo un primo, labile approccio fatto appena di sguardi intensi e di rossori. Prima del matrimonio c'era tanta strada. Poi questi primi slanci amorosi non andavano sempre a buon fine. La maggior parte dei matrimoni era combinata dai sensali di sposalizi, che il dialetto milanese e lombardo chiamava "marusé".. Costui, come tutti i mediatori, era personaggio importante con un potere assoluto tanto da combinare tutto lui: dai primi reciproci sguardi dei ragazzi, alle pratiche per la festa nuziale, addirittura ai particolari della fatidica prima notte.
Il dialetto però assegnava un altro epiteto al sensale di matrimoni. Lo chiamavano  "ul cinq e mezz". Nessuno è mai riuscito a stabilire con sicurezza da dove poggi questo colorito soprannome. Forse di "cinque e mezzo" era la percentuale più corrente del capitale che le due famiglie impegnavano per finanziare il matrimonio dei loro ragazzi.
C'erano dei sensali che svolgevano questa professione in maniera continuativa e completa.  Alcuni sono addirittura entrati nella piccola grande storia popolare delle genti brianzole. Un tale Natale Perego nella sua lunga carriera, dai 17 ai 70 anni, riuscì a combinare più di duecento accordi matrimoniali. Sto' Perego però era persona sensibile. Cercava di non imporre brutalmente decisioni prese a priori dalle famiglie senza ascoltare il parere della fanciulla. Se si accorgeva che al primo incontro tra i ragazzi non c'era alcun battito di cuore, lasciava perdere ed informava le famiglie: «Non si può fare».
Capitava però che i giovani che "si parlavano" (come si usava dire) facessero da soli, senza alcun mediatore tra i piedi. I loro incontri erano spontanei e segreti. Il momento ideale "per vedersi" era la fine dell'estate con il granoturco in pieno rigoglio. Era facile e sicuro nascondersi tra il "furmenton" alto e fitto.
Quello dei riti e delle pratiche del ciclo della vita, si accompagna ad altri capitoli tutti pieni di informazioni assai importanti: le tradizioni, la musica, gli aspetti religiosi e profani, i dialetti, l'abbigliamento e i costumi, le pratiche della salute, la famiglia e le abitazioni.
È bello ripercorrere con Tiziano Casartelli alcuni itinerari, in particolare del Canturino, alla scoperta dei segni del sacro nelle campagne e nelle cascine. Sono le croci, alcune delle quali ancora presenti nei campi o tra le nuove costruzioni, alle quali un tempo i contadini rivolgevano le loro preghiere per ottenere la benevolenza  "del Signur" : "che ci pensi lui" a dare buoni raccolti e tenesse lontana la grandine. La devozione era evidente anche nelle numerose icone sacre che artisti "alla buona" dipingevano sui muri delle cascine. Uno dei santi preferiti era, come ci racconta ancora Rosalba Negri "sa' Iòp", san Giobbe, protettore dei bachi da seta. Il volume va molto a fondo negli argomenti dandoci informazioni importanti e particolari. A proposito del baco da seta sappiamo che per la crescita regolare degli insetti si usavano quattro tipi di carte con tutta una serie di fori attraverso i quali i bachi passavano e si pulivano. Le carte erano chiamate "i palpée". Ad ognuno dei quattro passaggi trovavano un forellino più ampio. Dopo il quarto passaggio, i contadini dicevano che i bachi "dormivano della quarta", un'espressione che è diventata un modo di dire assai usato.
Con questo quinto volume l'editore Cattaneo è quasi arrivato in fondo (il sesto volume l'anno prossimo) alla sua monumentale impresa di dare finalmente alla Brianza un'opera che resterà sicuramente nella storia grazie a un enorme patrimonio di informazioni, di notizie, di documenti, di immagini: un materiale in gran parte inedito, tanto che ad ogni pagina sfogliata si ha l'occasione di una scoperta: ciò grazie ai preziosi collaboratori che  sono Fabrizio Mavero, Italo Sordi, Massimo Pirovano, Rosalba Negri, Giorgio Foti, Tiziano Casartelli, Vittorio Beonio Brocchieri, Giovanni Bonfadini, Elisabetta Silvestrini, Vittorio Sironi  e Mariola Viganò.

Emilio Magni

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