Da Made Expo la speranza
«L’edilizia può rifiorire»

Anche dodici aziende comasche alla fiera che si è aperta ieri: «Con innovazione e facendo rete, si può crescere». E tra le curiosità le vele che conducono a nuove frontiere industriali

Il mondo attorno all’edilizia dà segnali: la ripresa può arrivare, anzi molti non hanno mai vissuto la crisi veramente. Il segreto? Innovazione, ricerca, mercati esteri conquistati così.

A Made Expo i segnali positivi cercano conferma. Appare nelle dichiarazioni delle autorità all’inaugurazione ieri della fiera (con molte rose e la spina di un ambiente surriscaldato per le telecamera all’assalto del ministro Maurizio Lupi). Ancora di più nelle storie delle aziende - una dozzina quella della provincia di Como - che parlano spesso di un momento favorevole.

La scommessa

«Questa è una fiera che scommette sul rilancio del settore dell’edilizia in Italia» ha sottolineato ieri presentando la rassegna Giovanni De Ponti, ad di Made Expo. Accanto a lui, anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha parlato di un «segnale positivo anche legato a fattori esterni».

Ma sono i dati dell’edilizia, sanciti da Ance, ad alimentare le speranze, dalla grande crescita nel numero dei mutui erogati (grazie anche alla positiva competizione tra banche su questo fronte) all’aumento del 30% della ristrutturazione.

Girando per i padiglioni, questa sensazione si accentua. Come alla Tacchi srl, di Veleso, che è nata più di 70 anni fa - spiega l’ingegner Carlo Bernardi - e oggi vede la terza generazione al lavoro. Una tessitura di reti e tele metalliche, che guarda avanti. Atmosfera di cauta soddisfazione anche alla “Salice Paolo” di Cantù. Un’altra azienda alla terza generazione: la sua linea di maniglie classiche a cavallo nasce negli anni ’40.

E ancora la Erco, che punta sulla finestra Shade, elemento di design (ma anche lo stand è tutto a firma di Bavuso).

Infine la lezione della Termosiover, ma anche della Harken. Azienda che è “salpata” dalle vele, per arrivare a diverse applicazioni industriali. Si tratta della Harken, radici americane che si sposano con la creatività italiana.

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Eco di Bergamo Prove allo stand Harken