Fallimenti in calo
ma l’edilizia soffre

Le statistiche ci riportano alle cifre pre-crisi: il numero delle società che chiudono resta elevato. Faticano ancora il settore immobiliare e quello meccanico: 133 le aziende costrette a sospendere l’attività

Difficile dire se si tratti della conseguenza diretta di un’economia che sembra aver imboccato - seppur timidamente - la via d’uscita dalla crisi, ma di certo, dai dati provenienti dal Tribunale fallimentare, arrivano segnali di speranza.

Nell’anno che abbiamo archiviato da poco più di una settimana, infatti, il numero dei fallimenti è sensibilmente calato, riportando le statistiche ai dati di quattro o cinque anni fa, quando il vento lungo della crisi aveva iniziato a spazzar via una società dietro l’altra, a causa dei debiti. Nel corso del 2015 le aziende costrette a portare i libri contabili in Tribunale sono state 133.

Di queste la maggioranza sono aziende di capitali: 76 le società a responsabilità limitata, tre le società per azioni. Rispetto all’anno precedente si tratta di un calo del 10% delle dichiarazioni di fallimento, percentuale che raddoppia se si considerano i numeri fatti segnare nel 2013, record assoluto per i fallimenti comaschi con ben 167 società che all’epoca dichiararono default.

Per vedere numeri simili a quelli del 2015 bisogna risalire a quattro e a cinque anni fa, quando i livelli erano più o meno quelli dello scorso anno. Uno dei settori che ancora sembra risentire della crisi - almeno stando all’esame dei dati provenienti dal Tribunale di Como - è quello legato al mercato della casa. Sono infatti una trentina (quasi un quinto del totale) le società edilizie e immobiliari costrette ad alzare bandiera bianca.

Segue il settore meccanico (con una quindicina di società fallite), il tessile e la ristorazione (circa una decina di sentenze hanno riguardato società di questi ultimi due settori).

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