Frontalieri, le donne crescono di più
Merito del part time

Varcano ogni giorno il confine per lavoro in 65.184. Gli orari flessibili attirano più lavoratrici che lavoratori. Nel primo trimestre il sorpasso : 4% contro il 3,6%

Le frontaliere crescono gradualmente in Ticino. Un aumento che si è accentuato negli ultimi trimestri e che è legato anche a un terreno favorevole in Svizzera su alcune forme di lavoro, come il part-time. I lavoratori nel Cantone nel terzo trimestre di quest’anno sono risultati 65.184, quindi lievemente meno rispetto ai tre mesi precedenti (65.377), ma in impennata se si confronta il dato al settembre 2016 (62.148). Gli uomini sono ancora alla guida della classifica, a quota 39.855, le donne 25.369. Se si confrontano i due anni precedenti - rileva Roberto Cattaneo della Uil, che ha svolto un’elaborazione sui dati Ustat – l’aumento è costante, anche se non eclatante. La tendenza si rafforza invece in tempi più recenti e si lega anche al crescente ruolo del terziario rispetto al secondario. Sembra destinata dunque a diventare ancora più radicata. Con elementi pure contrastanti. In Svizzera il secondo trimestre 2017 ha visto salire l’occupazione dell’1,3%, solo dello 0,6% per le donne. Se si opera un confronto tra l’estate 2017 e quella di dieci anni prima, emerge come la manodopera femminile sia aumentata del 16% nella Confederazione, del 23% nel solo Ticino, quindi con un impatto più evidente. Prendiamo proprio le frontaliere: alla fine del 2007 erano 17mila, ovvero 8mila in meno rispetto ad oggi.

Ma le tabelle dell’occupazione legate ai nostri lavoratori offrono altri spunti ancora. Prima di tutto, il buon andamento del lavoro femminile su base annua, cresciuto del 4,7% sul settembre 2016 (con una media generale del 4,9%), rendendo meno accentuata la forbice con gli uomini. E sempre nell’arco dei dieci anni se gli uomini in arrivo da oltre confine sono aumentati del 55%, le donne del 48,6%. Il primo trimestre 2017 poi rispetto allo stesso periodo del 2016 vede addirittura un sorpasso: 4% le lavoratrici, contro il 3,6%.

Nei tre mesi successivi l’aumento generale dei frontalieri è stato dell’1,1%, delle donne dell’1,8%, aggiunge poi Cattaneo: poco meno del doppio. La spiegazione? Senz’altro il calo del secondario, mentre si affermano commercio, servizi e altre occupazioni che ricercano di più le donne e alzano. Oggi il manifatturiero e altri settori affini contano quasi 24mila persone, il terziario oltre 41mila: in quest’ultimo comparto le donne sono 18.157, cresciute di 4mila unità nel giro di quattro anni. «La seconda ragione – precisa Cattaneo – è la liberalizzazione del part-time in Svizzera. Oggi nella Confederazione il 55% delle lavoratrici non presta la propria opera a tempo pieno, bensì parziale. In Ticino la percentuale è più bassa, del 47-48%. In effetti è stato capito che favoriva l’incontro tra domanda e offerta di lavoro». Proprio perché non consiste nel 50% del tempo, ma si applica in diversa misura. Anche sulle esigenze delle donne, pur con tutte le fragilità.

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