Il polo del lusso sceglie la seta di Como

Antonio Belloni, manager di Lvmh, svela le strategie del gruppo francese da 37 miliardi di fatturato . «Con i nostri brand siamo i più grandi clienti delle seterie comasche. Non c’è nulla di cui preoccuparsi per il futuro»

«Non abbiamo produzioni di seta, ma siamo i più grandi clienti delle seterie di Como. Non c’è proprio da preoccuparsi per il futuro». Parola di Antonio Belloni che in un’intervista esclusiva al Corriere della sera ha svelato le future strategie e i prossimi progetti del gruppo Lvmh, il polo mondiale del lusso fondato da Bertrand Arnault di cui Belloni è da 16 anni stretto collaboratore. Basta guardare i numeri per capire il peso del colosso francese sull’industria tessile italiana: un giro d’affari che ha toccato soglia 37 miliardi e un portfolio di 70 marchi, fra cui figurano grandi brand italiani ed americani della moda.

Arnault ha puntato sull’internazionalizzazione prendendo nel corso degli anni il controllo di Bulgari, DKNY, Fendi, Givenchy, Kenzo e Loro Piana che sono andate ad aggiungersi a Louis Vuitton. Tutte maison che storicamente intrattengono relazioni commerciali con le più importanti industrie del nostro distretto. Il motivo sta nella qualità inimitabile delle nostre produzioni, l’unica in grado di presidiare l’alta, altissima gamma. «Tutto il mondo apprezza quella che è chiamata la “mano italiana”, che è un valore strepitoso. E che noi di Lvmh utilizziamo a fondo, nella pelletteria, nelle calzature, nel pret-à-porter, nella lana…» ha dichiarato Belloni prima di nominare i nostri setaioli.

Il manager ha anche ridimensionato i timori degli operatori per la Brexit e le politiche protezionistiche di Trump. «Nel breve periodo - ha chiarito- i mercati sono in continuità con la seconda parte dell’anno scorso, quindi in crescita moderata e con qualche fenomeno locale che contribuisce favorevolmente».

Su quali segnali si basa la sua proiezione? «C’è stato un po’ di rimbalzo della Francia - ha risposto il manager - dopo un inizio 2016 che era stato particolarmente duro. Hong Kong non è in grandissima, forma ma va meno peggio di un anno fa. Il Regno Unito gode di un afflusso turistico particolarmente buono grazie alla valuta favorevole. E, poi, c’è il rimpatrio del consumo cinese, che è un fenomeno di più lungo periodo, iniziato nella prima parte del 2016 ma diventato visibile dal terzo trimestre. Riflette in parte differenziali di prezzo meno estremi rispetto al 2015 e in parte la pressione delle autorità di Pechino che spingono a che il consumo sia in Cina».

© RIPRODUZIONE RISERVATA