«Io, tedesco, resto a Como
Ma capisco chi va in Svizzera»

Gottfried Huhn aveva denunciato l’assurdità dei meccanismi fiscali in Italia

«Non è cambiato niente. E noi imprenditori abbiamo anche un compito sociale»

Como

Aveva denunciato la follia del fisco italiano, che reclamava il doppio dell’utile. A partire dall’Imu.

Gottfried Huhn, della Brian Tubi di Orsenigo, aveva anche scandito la necessità di una rivoluzione, culturale e visibile perché non si può fare impresa condizioni. Eppure lui che è arrivato qui dalla Germania 28 anni fa, resta a Como. E non si fa neanche tentare dalle sirene svizzere. Con molto pragmatismo, certo: un trasferimento non fa al caso di un’azienda come la sua. Ma capisce chi lo fa: «È lecito per un imprenditore compiere questa scelta.Anche perché dalla mia denuncia, tre mesi fa, non ho visto cambiare niente sul fronte del fisco. Sappiamo che le intenzioni d’erano e ci sono. Ma in concreto, non c’è data, né dimensione di un intervento».

Per l’Imu, «la speranza è di vedere una deducibilità almeno parziale, anche se pure questo è sospeso, a tempo da definire - osserva Huhn, associato Api ora unita in Unindustria - L’unico aspetto concreto? Gli incentivi per le assunzioni».

Poco troppo poco per restare in piedi: «Le aziende devono poter guadagnare. Altrimenti non creano lavoro e intanto la tassazione ci mette in croce, non possiamo stare sul mercato».

Di fronte a tutto ciò «è lecito valutare alternative», come guardare alla Svizzera. Huhn non andrà all’incontro promosso da Chiasso il 26 settembre, anche se una sbirciatina per curiosità l’avrebbe data volentieri. Ma il trasloco no, è un’altra cosa. Capisce chi ci sta pensando, però, ribadisce.

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