«La Provincia? Dopo il no
adesso è nel caos»

Addio fusione con Lecco o Varese. Restano i servizi (scuole, strade, ambiente) ma l’ente risulta dimezzato

Dopo il no al referendum, più incertezza che mai. Si riaccendono i riflettori sul futuro dell’ente, che non è stato abolito dal voto di domenica.

Pochi giorni prima della scadenza elettorale, la presidente di Villa Saporiti Maria Rita Livio non aveva usato giri di parole: «Se vincesse il no, ci ritroveremmo in una palude».

Ora, quindi, cosa succederà? «Non c’è ancora una percezione precisa e chiara. Domani (oggi, ndr) è prevista una riunione dell’Unione delle province lombarde a Milano per discutere di questioni varie, e certo parleremo anche di questo. Ho sempre detto, per quanto mi riguarda, che la riforma Delrio ha un suo perché. In questo momento, dopo la vittoria del “no”, restiamo a tutti gli effetti provincia. Prevale questo concetto sull’idea di “area vasta” di cui si è discusso molto nei mesi appena passati. Penso proprio che si dovrà riflettere seriamente sul futuro, specie nel nostro territorio dove, in questo periodo, sono emerse diverse proposte».

Non c’è più, quindi, la necessità di “accorparsi” a nuovi territori (c’era il rischio di un’area vasta Como-Varese, con lo smembramento del lago in due enti diversi) «Al momento – dice Livio – non c’è la fretta di prima e vengono meno le scadenze segnalate dalla Regione e dal Governo. Occorre ragionarci sopra a mente fredda». Intanto, per domenica 8 gennaio 2017 sono confermate le elezioni per il nuovo consiglio provinciale (sarà in carica due anni secondo la legge Delrio, mentre il presidente quattro anni): si tratta di elezioni di secondo livello, quindi voteranno solo i sindaci e i consiglieri comunali.

La riforma del 2014 ha diminuito in modo sostanziale i dipendenti. Come mai avvenuto prima, è stato attuato un trasferimento ad altri enti pubblici di tutti gli impiegati in soprannumero rispetto alle funzioni assegnate. A Como, gli addetti erano più di 350: ora, negli uffici, ne sono rimasti 121.

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