Dipendenti pubblici:
qualcosa va cambiato

Singolare è il fatto che l’intervento del sindaco di Cantù avvenga su una fiera, quella di San Rocco, che ornai da anni si celebra soltanto alla Madonna dell’Assunta. Quel San Rocco protettore dei malati di peste, che si rivolgevano a lui per ottenere la guarigione miracolosa. Che San Rocco non possa diventare il protettore un giorno dei poveri dipendenti comunali, sbadati per non aver visto un cartello sbagliato, o ignari della storia?

Il sindaco Claudio Bizzozero, che ama provocare e talvolta esagera nei modi e nei toni, ha però avuto la capacità di porre un problema serio. Ed ha anche il merito di avere rotto quel clima di colpevole complicità con il sindacato che ha impedito a tante amministrazioni, di sinistra ma anche di destra, di aumentare la produttività del personale premiando i capaci e mettendo in un angolo i lazzaroni. Cacciare questi ultimi sarebbe l’ideale ma non si può perché in Italia siamo rimasti in mutande ma è ancora granitico il posto fisso dei dipendenti pubblici

I lavoratori del pubblico impiego hanno accumulato rispetto a quelli del settore privato una serie impressionante di privilegi. Che cosa succede a un lavativo nel settore privato? Come minimo l’azienda in cui lavora fa di tutto per rendergli la vita complicata.

La sua attività viene sottoposta a tutta una serie di controlli, perché deve produrre anche una determinata qualità nel lavoro quotidiano. Nel pubblico i controlli sono l’eccezione e ci sono mille salvacondotti per chi vuole farla franca .

Il numero dei dipendenti pubblici è eccessivo. C’è stata un’espansione costante, soprattutto dagli anni del dopoguerra e in quelli del boom economico. Personale spesso con mansioni dequalificate, pletore di uscieri e commessi assunti in base a rapporti di parentela con qualche potente o di qualche “corso particolare” in caso di raccomandazioni. E che dire dell’esercito di cuoche che affollano gli uffici dei principali Comuni? Assunzione ai fornelli poi, trascorso qualche anno, un bel certificato medico e si ottiene la sicurezza di scaldare la sedia negli uffici.

La morale che stava alla base di queste assunzioni era: ti pagherò poco partendo dal presupposto che lavorerai poco.

Poi si è provato a introdurre il principio della responsabilità gestionale per i dirigenti di settore. Con il risultato di triplicare loro lo stipendio o quasi. E con una sorta di conseguente “fuggi fuggi” generale dall’assunzione di responsabilità. Perché nessuno dei dirigenti se la sente più di firmare alcunché di compromettente. Ed è frequente assistere allo scaricabarile tra politici e dirigenti su chi deve fare che cosa.

Certo, generalizzare è ingiusto. Ognuno di noi ha avuto esperienza di impiegati e funzionari capaci e motivati. Il loro impegno, soprattutto per il contesto in cui si trovano a operare, è quasi un atto di eroismo. Cambiare l’andazzo nel pubblico impiego è un atto di solidarietà nei loro confronti, prima che una necessità della comunità.

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