Dove va il Valduce
dopo la tempesta

Ha ragione la manager chiamata a risanare i conti del Valduce, Mariella Enoc, quando dice che dell’ospedale cittadino ultimamente si parla poco, mentre fiumi di inchiostro erano stati spesi negli anni scorsi, quando la struttura aveva un “rosso” da far paura e si rincorrevano le voci più inquietanti.

Oggi però ne parliamo, o meglio ne scriviamo, per dar conto di una notizia positiva. La stessa Enoc, infatti, ha annunciato di aver centrato l’obiettivo del pareggio di bilancio e di voler aprire una fase nuova, quella degli investimenti, dopo l’austerity necessaria per non affondare. Il procuratore speciale ha fatto scelte impopolari e, a volte, dolorose, ma non c’erano alternative alla “cura da cavallo”. I dipendenti hanno accettato una riduzione dello stipendio, alcuni servizi sono stati esternalizzati, si è puntato di più sul privato sociale.

Raddrizzata la barca, con un lavoro durato quattro anni (era novembre del 2012 quando Enoc arrivava al capezzale del Valduce, forte di un curriculum lunghissimo e di una rete di relazioni che va da Fondazione Cariplo fino al Vaticano), è il momento di chiedersi: e adesso? La tempesta è passata, bisogna aver chiare una meta e - naturalmente - la rotta da seguire per raggiungerla.

Mariella Enoc, nell’incontro con la stampa, ieri, ha indicato la direzione: il Valduce non vuol essere un piccolo ospedale di provincia, ma un polo capace di attrarre pazienti grazie all’eccellenza in alcuni settori (di qui l’idea, al vaglio in queste settimane, di realizzare nuove sale operatorie). Allo stesso tempo, l’ospedale non resta indifferente rispetto ai cambiamenti della società, non intende chiudere gli occhi di fronte a un territorio in cui si fanno sempre meno figli e ci sono sempre più anziani. La sfida dunque si chiama cronicità.

Tutto bene? Non proprio, perché con la consueta schiettezza la manager del Valduce ha ammesso che, insomma, qualche indicazione in più dalla Regione sarebbe gradita.

I frutti della riforma della sanità, tanto sbandierata dalle parti di Palazzo Lombardia, finora non si sono visti, a meno di non voler considerare tali le proteste del Medio-Alto lago per l’accorpamento con Sondrio nella nuova Asl “della montagna” (ora si chiama Ats). «Stiamo portando avanti iniziative importanti, come la telemedicina - ha scandito Enoc - Ma in questa fase il problema che sentiamo di più è legato al nuovo modello organizzativo dettato dalla riforma regionale, non è ancora chiaro come ci dobbiamo inserire».

In attesa che un faro da Milano indichi il punto di approdo, la navigazione continua. Con la certezza che, dopo l’amara medicina somministrata a forza dalla manager piemontese, non si ripeteranno gli errori del passato. Alla domanda sul destino di alcuni spazi rimasti vuoti, nell’edificio principale del Valduce, la risposta è, non a caso, di questo tenore: inutile fare 100 se puoi permetterti 90. Non ha senso correre troppo avanti per poi dover tornare indietro.

Adesso si viaggia con il vento in poppa e un timoniere di grande esperienza, ma i temporali arriveranno di nuovo. Attenzione agli scogli, sguardo alla bussola per orientarsi. La direzione in fondo è chiara: la salute dei comaschi. «Noi non dobbiamo fare utili da distribuire agli azionisti», sottolinea Enoc. Se lo dice lei, che è il guardiano dei conti, vale doppio.

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