Far fronte nella città
che ci mette la faccia

Il lago più bello del mondo non può continuare a essere ferito. Per questo ho deciso di aderire alla meritevole iniziativa de La Provincia, che è stata capace di coagulare la protesta di decine di migliaia di cittadini i quali, vincendo la naturale ritrosia comasca, hanno deciso metterci letteralmente la faccia e fare fronte comune chiedendo a gran voce un intervento risolutore per il nostro lungolago.

È la dimostrazione di un attaccamento alla città e al suo lago che non può essere ignorata, tanto più che il lago di Como è patrimonio dell’umanità intera. Questa sollevazione popolare ha finalmente richiamato l’attenzione dei media nazionali, ma l’eco della protesta arriverà certamente oltre i nostri confini.

Pensando ai cittadini comaschi, ai visitatori e ai turisti che affollano la nostra bella città, alle imprese del settore turistico e dei servizi che rappresento per Unindustria Como, auspico che il Governo intervenga al più presto. Gli strumenti per sanare quella che rappresenta una ferita nel cuore di una città che stava lavorando in modo convincente e unitario per valorizzare il proprio straordinario potenziale turistico ci sono.

Per evitare che l’immagine di Como venga irrimediabilmente compromessa e che la città perda posizioni, credibilità e chance rispetto ad altri centri affacciati sulle sponde di laghi vicino a noi, non solo italiani, serve la nomina di un commissario governativo ad acta. C’è un dispositivo che prevede la possibilità di fare ricorso a una figura di questo genere, che avrebbe tutti i poteri necessari per superare l’intoppo.

Il rischio che stiamo già correndo, e che è destinato ad aumentare esponenzialmente nel caso in cui si perda ulteriormente tempo, è quello che il turista, vedendo questo scempio che non permette di ammirare il lago, decida di non tornare o, peggio ancora, di farci una cattiva pubblicità. Ciò produrrebbe un danno di immagine, di credibilità ed economico che nessuno risarcirà mai: l’opposto di quanto abbiamo bisogno.

È chiaro che è necessario intervenire con urgenza. Abbiamo tollerato fin troppo. Arrivati a questo punto, in una situazione così intricata sotto il profilo tecnico e burocratico, la direzione non può che essere quella proposta da La Provincia: l’intervento diretto del governo che, con la sua autorevolezza e le sue competenze, dovrà superare un’inerzia che rischia di soffocarci.

Non credo vi siano argomenti più convincenti, per il Presidente del Consiglio, degli oltre tremila giorni di cantiere, di una passeggiata che sembra il percorso dell’ora d’aria di un carcere, di una panchina che guarda una palizzata marrone invece di un lago blu e delle splendide colline che in esse si specchiano. È un fatto troppo grave, che va risolto. Lo chiedono le migliaia di cittadini, turisti e imprese turistiche e di servizio che subiscono ogni giorno questa situazione.

* Presidente del Gruppo Terziario di Unindustria Como

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