Industriale coraggio,
esempio per tutti

Antonio Corengia. Di professione imprenditore, titolare della Erco di Casnate. Produce finestre di alta qualità firmate da famosi designer. Una trentina di dipendenti, marchio noto in tutta Italia. Una vita in azienda seguendo le orme del padre. Va portato a esempio per tutti i cittadini di Como e del resto d’Italia.

Non ha stabilito nessun record. Nessuna iniziativa speciale. Ha fatto, però, il suo dovere. Semplicemente. Onestamente. Normalmente. Ha ricevuto una busta con un proiettile e una terribile minaccia mafiosa. E ha fatto la denuncia. Senza paura.

Ha raccontato tutto con la semplicità delle cose oneste e vere: «Una mia assistente ha aperto la busta e si è spaventata. Mi ha chiamato. Io ho chiamato i carabinieri». Non ci sono scorciatoie del pensiero. Nessun tentennamento. Inutile cercare retropensieri. Una minaccia, terribile, di stampo mafioso («Paga o pagherà la tua famiglia») e il telefono che si alza per fare il numero dei carabinieri. Dovrebbe essere normale. Non lo è.

Altrimenti non avremmo le mafie come prima industria nazionale con 100 o 200 miliardi di euro di fatturato annui, un gigantesco malaffare che finisce per far farneticare l’ex comico Beppe Grillo che l’altro giorno a Palermo ha detto che bisognerebbe quotare la mafia in Borsa.

Non è normale perché altrimenti non avremmo intere regioni - Sicilia, Calabria, Puglia, Campania - le cui società e le cui economie sono strozzate dalla criminalità organizzata. Non è normale perché altrimenti non avremmo i voti di scambio, il pizzo, le tangenti e tutto quanto inquina la vita della società e dell’economia. Non è normale perché altrimenti non avremmo la mafia e quindi neanche l’antimafia.

A prescindere che si tratti dell’odioso e cinico gesto un singolo o del mandante di un organizzato clan mafioso, la minaccia recapitata in busta chiusa alla Erco di Casnate rappresenta qualcosa che dovrebbe preoccupare un po’ tutti da queste parti. La Erco è piccola ma è una qualificata azienda che produce finestre. Con l’inventiva e l’impegno dei suoi titolari e la passione e la collaborazione dei suoi dipendenti combatte la crisi e puntando sulla qualità riesce a conquistare preziose quote di mercato. È triste pensare che oltre che per le tasse, per la burocrazia, per le leggi e le normative, per le infrastrutture insufficienti del nostro Paese, per tutte le difficoltà del fare impresa, è davvero triste pensare che ora debba anche preoccuparsi delle minacce mafiose.

Le mafie, i clan di questa o quell’altra famiglia, finora avevano occupato il territorio del Nord, e anche del Comasco, insinuandosi nelle aziende in crisi, mettendosi in affari sporchi maneggiando denaro o rifiuti tossici, vendendo voti e comprando politici di basso profilo; vessando e minacciando la pizzeria della Bassa o il bar della Brianza. Finora non avevano osato puntare dritto dritto a un’azienda con la A maiuscola. È questo salto di qualità, questa sfida che dovrebbe preoccupare le istituzioni. Se sono arrivati a osare tanto cosa potremmo aspettarci prossimamente?

In questa preoccupante realtà, nel grigiore di un autunno della legalità, c’è un raggio di sole che induce all’ottimismo e fa sperare in una risposta chiara e forte della società comasca, orgogliosa e amante della libertà che è il requisito fondamentale della persona e del fare impresa. Questo raggio di sole è il gesto semplice e normale di un industriale coraggio che non ha avuto dubbi e ha denunciato tutto subito. Pubblicamente. Antonio Corengia ha fatto il più bello spot alla sua azienda: contro le mafie, apriamo le finestre.

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