La cartolina, un’arma
formidabile e semplice

Con questa bella storia delle missive a Renzi perché ci sia ridato il nostro Lago, vi è anche un gran bel ritorno, una riscoperta in grande stile della vecchia e cara cartolina.

Cartolina: che parola! Che bell’arnese, che fondamentale mezzo di comunicazione! E quanti ricordi. La cartolina, è stata “per secoli” presente nella vita della gente, di interi popoli, forse in maniera ancora più disinvolta della lettera chiusa dentro il segreto della busta. Adesso ci sono forse solo le cartoline illustrate a disposizione dei vacanzieri e dei turisti. Ma un tempo appena il postino alzava la mano per consegnarti la cartolina si capiva subito che tipo di messaggio portava. Mi ricordo un pomeriggio sul tardi di tanti anni fa quando mia madre mi aspettò appoggiata al davanzale della finestra di casa per annunciarmi: “E’ arrivata la cartolina”. Tra qualche giorno dunque sarei partito per fare il soldato. Mia madre stava per piangere, io non sapevo se essere contento o arrabbiato. Forse ero solo un po’ spaventato: quanti messaggi, quante emozioni aveva dunque portato quella cartolina. Realizzai che ero diventato un uomo, andavo a militare. Bastò quella parola, “cartolina” per annunciarmelo brutalmente, nonostante la dolcezza che era nella voce della madre. Ecco la grande importanza che ha la cartolina. C’era poi la cartolina che informava del momento di pagare le tasse, quella di precetto. C’era la cosiddetta “cartolina postale”, grigia, sulla quale si poteva scrivere quel che si voleva comunicare a un amico, a una persona cara, certamente non all’amante o alla fidanzata nascosta. Per tutto il resto la “cartolina postale” non badava certamente alla “privacy”. Ed anche questo era molto bello. C’erano però, purtroppo, anche cartoline piene di dolore, tragiche, quelle che, durante la guerra, annunciavano che un figlio, un marito, un giovane, non sarebbe più tornato. Ed era un dramma anche per il povero postino il quale, come abbiamo letto in tanti romanzi e storie di guerra, non aveva cuore di alzare la mano mostrando la cartolina quando si presentava all’uscio di casa.

Dunque la cartolina è stata nella storia dell’umanità, presente, penso io, in tutti gli angoli del globo terreste,

Da qualche tempo però la sua importanza è scemata di brutto. Le “cartoline postali” sono scomparse da tempo. Sono rimaste solo le cartoline turistiche che, esposte fuori dei negozi di souvenir, danno certamente un bel colpo d’occhio, ma che più di un’utilità sono pressappoco uno sfizio: quello di far vedere agli amici a casa come è bello il luogo delle nostre vacanze, delle nostre escursioni. Tutto qui quello che è rimasto dell’importanza delle cartoline. Ma ecco che improvvisamente per una gran bella pensata tutta comasca la cartolina ritrova improvvisamente la luce della ribalta, diventa un’arma luccicante e affilatissima, come la spada di Goffredo di Buglione in questa sacrosanta crociata del “Ridateci il nostro lago”. In questa nuova era del computer, della posta elettronica, di immagini catturate con il telefonino e inviate, seduta stante, al fruitore, ecco che è la vecchia cartolina illustrata, ancora pressappoco simile a quella del tempo che fu, alla quale ci si affida per far arrivare un messaggio di grande importanza per il lago, per la città, per i comaschi.

Che forza in questa cartolina. Di sicuro non c’era mezzo migliore per arrivare a coinvolgere la gente e al tempo stesso raggiungere Roma con il grande e solenne appello a Renzi. Occorre quindi riconoscere che l’aver adoperato la ancora popolare cartolina con tutta la sua semplicità certamente ha dato ancora più valore alla risposta che tanta gente ha dato alla chiamata effettuata dagli ideatori e dai promotori della singolare e stupenda operazione “Ridateci il nostro lago”.

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