La partita del Como
oltre le carte

La città l’ha presa male. La città tifosa. Male nel senso buono. Non arrabbiata, ma affranta. Non furiosa ma seriamente preoccupata. Dopo che sul nostro sito è comparsa la notizia della richiesta di fallimento del Calcio Como da parte della Procura è cominciata una processione di messaggi, sms, mail tutti con lo stesso tenore: cosa sta succedendo? Purtroppo non è un fulmine a ciel sereno. Tutto era già scritto. Quando due mesi fa un’ordinanza aveva intimato il Como a sollevare l’ex presidente Angiuoni dalla fidejussione su Orsenigo, e il giudice, scartabellando sulla situazione economica del Como, aveva passato le carte alla Procura denunciando uno stato di insolvenza della società in base a debiti di vario tipo sparsi qua e là, si sapeva che si sarebbe arrivati a oggi. In molti se lo aspettavano, contavano i giorni che passavano prima che il Pm (anzi il Procuratore della Repubblica) prendesse in mano la pratica. È successo ieri. Era nelle sue facoltà, anzi nei suoi doveri.

Curioso che, tra i pochi che non si aspettavano questa richiesta, ci fosse proprio il Calcio Como. Che nella gestione di tutta la vicenda ha sicuramente peccato di superficialità. Superficialità nel portare la questione della fidejussione di Angiuoni sino a un punto di non ritorno, superficialità nel far diventare qualche debito una palla di neve che si ingrossava come una valanga, superficialità nella gestione di rapporti con creditori anche di piccola entità.

La gente sostanzialmente si chiede: e adesso? Preoccupata, spaventata, dopo aver sorriso delle disgrazie dei rivali Lecco e Varese, di ritrovarsi come loro nelle melme delle categorie «che non ci appartengono». Noi crediamo al presidente quando dice che la società si è mossa concretamente per risolvere e sanare alcune situazioni. E crediamo anche a chi conclude che il profilo della situazione economica azzurra non è propriamente quella di una società vicina al fallimento.

Però quello che crediamo noi o che e credete voi, il 13 luglio non conterà assolutamente nulla. Conteranno solo i fatti. Conteranno le garanzie che il Como dovrà portare davanti al giudice per dimostrare che ha la forza, la volontà e le finanze per risolvere la situazione. L’istanza di ieri contempla solo debiti di tipo pubblico, e lascia da parte altri debiti con creditori privati. Forse un assist perché la società dia un segnale forte e chiaro.

Certo adesso, tutte le strategie messe in atto i questi mesi per, come si dice nel calcio, buttare la palla il calcio d’angolo, non serviranno più. A furia di buttare il pallone in calcio d’angolo arrivi al 90’, arrivi alla fine dei supplementari, arrivi ai rigori. E ai rigori la palla in calcio d’angolo non la puoi buttare. Il 13 luglio ci sono i rigori. Vediamo come va.

Poi, ripetiamo quello che abbiamo detto due mesi fa: l’epilogo di questa vicenda, speriamo ovviamente in senso positivo, porterà per forza a un riassetto dei rapporti di forza all’interno della compagine societaria. Se Porro si preoccuperà di sanare la situazione o parte di essa, non mancherà di tramutare questa strategia in quote di società e di potere all’interno del club. Dove peraltro conta sempre più di tutti, visto che alla presentazione del nuovo ds c’era lui e nessun altro, nonostante le voci e le intenzioni di farsi da parte.

Come vedete, prima di poter parlare di calciatori, mercato e prospettive, dovrà passare qualche tempo. Prima c’è una partita più importante da giocare. Indossiamo tutti una maglia azzurra come a Euro 2016. Abbracciamoci. E speriamo.

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