Le tasse a Como
Stangata e beffa

Sono decine e decine ogni giorno al secondo piano di Palazzo Cernezzi i comaschi che si mettono in coda, più o meno pazientemente. E aspettano che qualcuno chiami il numerino che hanno preso. Non si tratta di persone che hanno tempo da perdere, ma di chi, nella richiesta di pagamento della tassa rifiuti, che è stata recapitata nei giorni scorsi a 48mila famiglie, ha trovato qualcosa che non va.

C’è chi chiede chiarimenti, chi non ha comunicato variazioni del nucleo familiare, ma c’è anche chi si è scontrato con cifre frutto di calcoli certamente errati. Impossibile, per un garage, passare ad esempio da poche decine di euro a 160 . Un errore, è evidente, ma che rischia di costare caro al mister x comasco che dovrà andare a Palazzo Cernezzi e fare ore di coda per farlo rettificare. Eppure, in questo e nei casi simili, la colpa non è del contribuente, ma dell’amministrazione comunale che ha affidato l’appalto a una società esterna, la stessa che l’anno scorso aveva avuto grossi problemi nei programmi di calcolo che avevano portato addirittura alla necessità di una rettifica da parte del consiglio comunale e allo slittamento, all’inizio del 2014, del pagamento del saldo.

Quest’anno si sperava che le cose sarebbero andate meglio. Ma non è così. Di problemi ce ne sono ancora, e parecchi. Innanzitutto le tempistiche: i comaschi, per il ritardo nell’approvazione delle delibere e dei regolamenti, si ritrovano a pagare le due rate ad appena un mese di distanza (l’acconto va versato entro il 16 ottobre, il saldo entro il mese di novembre) e la prima rata in sovrapposizione con la Tasi. In subordine gli errori e i tempi necessari per correggerli.

Non è infatti accettabile che i cittadini debbano stare in coda per risolvere guai non causati da loro. Pagare una tassa, cosa che già non piace a nessuno e non mette certamente di buon umore, non può diventare uno slalom tra gli sportelli comunali. Se il cittadino commette un errore di calcolo, nella Tasi o nel 730, ad esempio, viene contestato e sanzionato. E se a sbagliare è l’amministrazione? Chi paga l’errore? Sempre il cittadino, costretto a ore di fila per ripristinare la correttezza.

I Comuni danno per scontato che il cittadino abbia tempo da buttare per svolgere commissioni e per risolvere i guai. Si continua a parlare di internet, delle comunicazioni elettroniche e poi, per ottenere giustizia bisogna sottoporsi a tour de force degni dell’Inferno dantesco.

Un anno fa problemi con la tassa rifiuti, quest’anno stessa storia. Forse sarebbe il caso che prima di inviare i bollettini si controllassero i conti. Perché il mister x che si ritrova il costo del garage otto volte più caro farebbe volentieri a meno di andare in Comune a chiedere spiegazioni.

E il caos rifiuti sarà molto probabilmente il primo banco di prova di Paolo Frisoni che a giorni dovrebbe fare il suo ingresso in giunta per occuparsi di Bilancio e Tributi. Dovrà valutare, ma questo può già essere fatto in attesa che il rimpasto diventi realtà, quanti sono gli errori contenuti nelle cartelle e, a quel punto, apportare dei correttivi alla struttura dell’ufficio in modo da poter aprire più sportelli al pubblico. Se è vero infatti che in Comune c’è sofferenza di personale nel settore tributi, lo è altrettanto il fatto che ai cittadini un’amministrazione deve dare risposte certe e in tempi concreti. E senza cartelle pazze, molti comaschi se ne sarebbero rimasti volentieri a casa o al lavoro anziché passare la mattina in coda. Non si può pretendere che ai tributi già tutt’altro che leggeri (la giunta ha alzato al massimo Irpef e Tasi) il contribuente debba aggiungere anche le spese per correggere gli errori.

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