L’ultimo giro in moto
di Mattia, 14 anni

Chissà quanto doveva averla sognata e desiderata quella Honda Motard bianca e rossa, motocicletta da enduro quasi “da grande” con cui dare ali alla libertà e alla spensieratezza dei suoi 14 anni. Mattia Fagioli aveva le carte in regola per poterla guidare, fatti il patentino e la pratica necessaria, via con il pieno di miscela e tanta voglia di godersi la primavera, il motore che romba preciso come un orologio alle sollecitazioni del gas.

Chi alla sua età ha posseduto un motorino o una piccola moto, sa con quanta impazienza si attenda il momento di salire in sella, dopo la scuola e i compiti, anche soltanto per andare a prendere un gelato e “farsi vedere” dalle ragazze e dagli amici, suscitarne la giusta invidia e parlare con loro di modelli e competizioni.

La vita di un adolescente, nel guscio della provincia scorre in binari più ordinati, la famiglia, la scuola, lo sport, la compagnia, e se si è di buona famiglia, come lo era Mattia Fagioli, arriva il “giocattolo” agognato, per andare oltre la routine del quotidiano e scatenare la fantasia, anche soltanto per pochi chilometri.

Un bambino, Mattia, il volto paffuto e serio, quello della fotografia che tutti hanno visto pubblicata dopo l’incidente e arriva dal profilo Facebook, che la vita ha fatto crescere in fretta, togliendoli pochi mesi fa la mamma Alessia, stroncata dalla malattia a 42 anni. Un bambino che aveva il diritto di potersi ancora divertire, perché la sua età lo imponeva, e di allontanarsi dal quel dolore immenso che scava dentro e rischia di divorarti, vincendo il sorriso e la curiosità del domani.

Non serve ora interrogarsi più di tanto sul perché di queste tragedie, sul fatto che un ragazzino fosse solo per strada alle undici di sera in sella a una moto che guidava da poco tempo, sulla meccanica dell’incidente –una sbandata o un altro mezzo che taglia la strada- sul ruolo dei genitori e degli educatori, fondamentale in un’età friabile come quella dell’adolescenza, sulla pericolosità di motociclette comunque veloci e impegnative lasciate nelle mani di giovanissimi.

Negli ultimi anni gli incidenti motociclistici si sono moltiplicati a dismisura, accadono spesso per fatalità, come purtroppo nel caso di Mattia, ma altrettanto spesso per l’eccessiva velocità e sventatezza nella guida, con le strade scambiate per piste anche nei centri abitati e continui sorpassi. Un tributo di vittime sempre più pesante, morti che qualche volta sono provocate soltanto da un attimo di disattenzione.

Mattia non c’è più, e per suo padre Sisto e il fratellino più giovane Simone si spalanca l’abisso del dolore, reso ancor più profondo dal lutto recente per mamma Alessia e oltremodo crudele per un bambino di 12 anni, di colpo solo nella sua cameretta, senza il fratello più grande con cui giocare e sognare, da imitare e da cui prendere esempio, in una complicità di giovani maschi.

Forse può rimanere il conforto della fede religiosa, la speranza in una vita ulteriore, ma oggi il funerale di Mattia, nel giorno della morte di Cristo, segna per la sua famiglia una Pasqua senza gioia, difficile da trasformare in festa anche per chi crede.

A 14 anni, la morte è un regalo troppo grande da fare anche a una divinità.

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