Lungolago adesso deve
parlare la politica

Sul lungolago ha parlato la città. In pratica con una sola voce. Nel forum organizzato da La Provincia, con il sondaggio sul nostro sito e in altre occasioni, è apparsa chiara e condivisa l’idea di cambiare tutto, buttare a mare (o lago se preferite) le paratie e sistemare la passeggiata nel più breve tempo possibile. L’imperativo del momento è uno solo: restituire il lago a Como e ai comaschi.

La strada però non è facile. Le incognite e i rischi per l’amministrazione comunale sono parecchi.

E ci vorrebbe un atto di coraggio. Oltre a una svolta politica. Finora, sul cantiere la politica ha sommato disastri su disastri: prima con il centrodestra che ha avviato l’opera, adesso con il centrosinistra che avrebbe dovuto trovare il modo di portarla a termine in fretta e si è impantanato.

C’è stata, sul progetto e sul suo sviluppo, soprattutto una feroce contrapposizione tra gli schieramenti, con i risultati che la città conosce. Per questo si può comprendere questa sorta di silenzio della politica (interrotto solo da qualche sussurro e balbettio) dopo le ultime vicende: la relazione dell’Autorità anticorruzione e l’inchiesta della magistratura.

Le code di paglia, è ovvio, non mancano. Eppure il coraggio di cambiare rotta per il bene di Como può arrivare solo dalla politica. La pratica è troppo complicata per lasciarla in mano alla sola amministrazione comunale (ieri in Regione è stato ribadito che Milano non si farà carico direttamente del cantiere).

Ci sarebbe un partito sul Lario che alle ultime elezioni europee ha sfondato la stratosferica soglia del 40% dei consensi. Più della Democrazia Cristiana dei tempi d’oro. Che, nella Prima Repubblica non avrebbe certo declinato l’onere di prendere in mano il pallino.

Oggi la forza politica egemone a livello locale è il Pd, che è anche l’architrave della maggioranza di Mario Lucini, ed esprime, tra l’altro, due parlamentari, Chiara Braga e Mauro Guerra.

Finora da questa parte è arrivato solo un sostegno doveroso e convinto alla persona e all’operato del sindaco e, forse un po’ meno convinto, alla sua linea d’azione sul progetto del lungolago che, attraverso la variante stroncata dall’Autorità anticorruzione, intende mantenere le paratie. Una strada, ribadita ieri dopo il vertice in Regione e il parere dell’Autorità di bacino del Po, che, ed è un dato oggettivo, va in direzione del tutto opposta da quella auspicata dalla società civile comasca.

Va detto che la posizione del Pd era stata espressa in via ufficiale prima del forum organizzato da La Provincia da cui è uscita l’indicazione espressa dalla società civile. E che nel partito non vi sarebbe un atteggiamento univoco al di là della linea ufficiale.

Sarebbe opportuno, insomma, che chi ha ottenuto un consenso così vasto dai comaschi prendesse ora una posizione ufficiale, il più possibile condivisa in sintonia con la società civile, e impegni tutte le sue energie per contribuire a raggiungere il risultato che Como chiede: riavere il lungolago nel più breve tempo possibile.

Un po’ di quel decisionismo che Renzi esprime ad ogni pie’ sospinto forse non farebbe male anche da queste parti, anche a costo di pagare quale prezzo.

La politica che, finora sulla vicenda, ha provocato solo cataclismi è chiamata a invertire la rotta. Per il bene di Como.

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