Manovra, è braccio
di ferro per Renzi

In vista del cruciale Consiglio Ue di giovedì e venerdì, il governo italiano è al lavoro per difendere la propria manovra espansiva. Matteo Renzi ne ha parlato al Quirinale con Giorgio Napolitano e la sintonia tra i due sembra reggere alle pressioni che giungono da più parti sui limiti di copertura finanziaria. L’opposizione fa la sua parte quando critica i ritardi nella “bollinatura” del provvedimento da parte della Ragioneria dello Stato, ma è chiaro che la vera partita si giocherà a Bruxelles. I “falchi” della Commissione Ue infatti non sembrano aver digerito la nuova linea dell’esecutivo che difende con grande determinazione l’impostazione di sviluppo della Finanziaria, grazie anche all’ombrello politico del Colle . Al momento si combatte attorno ai “chiarimenti” e agli “aggiustamenti” (per questi ultimi il ministero del Tesoro ha previsto un fondo-cuscinetto a cui attingere in caso di necessità) e il leader dei rigoristi Katainen si augura che tutto vada per il meglio. Colpisce tuttavia l’insistenza del tandem Barroso-Van Rompuy nel chiedere nuovi sacrifici, sebbene sia giunto a fine mandato: segno che la svolta a Bruxelles ancora non c’è. Tutto ciò non è necessariamente un elemento di debolezza per il Rottamatore: vincere questo braccio di ferro significherebbe mandare in soffitta un concetto cieco dell’austerity e dimostrare che si apre davvero una fase nuova. Per ottenere il risultato, naturalmente, Renzi non conta solo sulla delegazione italiana ma sull’intero Pse.

Naturalmente una manovra da 36 miliardi ha comunque i suoi problemi e ciò spiega la continua navetta del testo tra palazzo Chigi, Quirinale e Tesoro. Ma l’impressione è che il premier abbia deciso di andare fino in fondo, costi quel che costi. L’allarme è anche di Forza Italia. La legge di stabilità a firma Renzi-Padoan è forse troppo ambiziosa ma contiene molte misure che erano anche nel programma berlusconiano. Per il momento, però, Fi rischia di finire svuotata sul terreno dei fatti, come del resto dimostrano i sondaggi in discesa. Ciò spiega perché Berlusconi, appena rientrato a Roma, abbia convocato i gruppi e smentito recisamente le teorie di quanti pensano ad un suo disimpegno dalla politica per dedicarsi al suo impero economico. Quello del leader azzurro è in questo momento un difficile esercizio di equilibrio. Perciò fa sapere al Rottamatore che le eventuali modifiche all’ Italicum dovranno essere concordate: lo scenario bipartitico ipotizzato da Renzi lo lascia perplesso perchè il Movimento 5 Stelle è sempre fotografato molti punti avanti rispetto ad Fi e ciò significherebbe confinare gli azzurri in un’area residuale.

Ma anche la ricostruzione del classico centrodestra sembra ormai un tema di lavoro impossibile: la Lega si candida a guidarlo con un taglio lepenista che il Cavaliere non può accettare e Ncd è lanciato in un esperimento neocentrista collegato all’esperimento del Partito della Nazione di Renzi. Ne deriva che Forza Italia dovrà fare da sola e puntare a riconquistare gli astensionisti, in competizione con i grillini per il secondo gradino del podio: questo è il massimo a cui può aspirare il redivivo Cav ma è anche un risultato che ne farebbe per il futuro il secondo cardine del bipartitismo, ora che le coalizioni sono tutte tramontate.

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