Nessun complotto
Lavoriamo per Como

Como è una città fantastica. Bella e affascinante come nessuna. Affacciata su un lago unico al

mondo. Ricca di talento, di cultura, di genio creativo, di etica del lavoro. Straboccante, toccando i tasti giusti, di una profondissima passione civile e di un amore grande per la sua terra, per il suo lago, come queste radiose giornate di maggio stanno dimostrando in modo eclatante.

Purtroppo, però – nessun posto è perfetto - pullula anche di svariati scienziati e cervelloni. E tutti lì a pensare e a ponzare e a discettare e a elucubrare e ad argomentare e a disquisire e a grattarsi la pera ed alzare il sopracciglio perché, insomma, questa campagna delle cartoline lanciata dalla “Provincia”, ma come si fa e dove andremo a finire, ma dai e che demagogia e che populismo e che trivialità che manco quel fascista di De Simoni si sarebbe mai fatto venire in mente e poi che cosa poco snob, poco fine, poco chic, insomma, quella di chiedere il soccorso del Principe di Firenze. Non si fa. E poi chi c’è dietro e chi paga e a chi giova e chi briga e chi tresca e chi tronca e chi sopisce e chi atterra e chi suscita, chi tira la volata a questo o a quello, chi volete killerare, chi volete azzoppare, chi volete diffamare? E via così, di sillogismo in sillogismo, a catoneggiare, a sermoneggiare, a moraleggiare, a trombonare. Molto pittoresco.

E allora, tanto per aprire la finestra, cambiare l’aria viziata, far uscire la muffa da scantinato, da retrobottega, da solaio di nonna Carolina che ammorba i peggio circoli intellettualoidi del circondario, basta ricordare che la verità è sempre molto più semplice delle dietrologie e dei complottismi. C’è un problema gravissimo, anzi, uno scandalo internazionale – perché Como è una città internazionale –, c’è un vuoto di potere e di rappresentanza clamoroso e avvilente che si protrae ormai da lustri, c’è una stravagante opera idraulica ideata e gestita dagli intelligentoni di due giunte regionali e due giunte comunali e, per vostra fortuna, cari comaschi, c’è un giornale storico, diffusissimo, credibile e, soprattutto, libero – il suo editore non è di qui e non ha affari di bottega in zona, anche perché si occupa di cose altissime – che ha un’unica linea editoriale: dare voce al territorio. Punto. E grazie all’autorevolezza formidabile della sua testata – non del suo direttore, che non è nessuno: della sua testata - ha la forza di prendere in mano la vergogna del lungolago, condividerla con decine di migliaia di lettori e anche di non lettori e fare sintesi di una battaglia civica, civile e civilizzatrice grazie a una trovata editoriale simpatica, artistica e del tutto costruttiva che individua nella presidenza del consiglio, vista la situazione di stallo che minaccia di bloccare i lavori ancora per anni, l’unica istituzione che possa dare una svolta.

E quindi, per favore, evitiamo di coprirci di ridicolo arzigogolando che sì, certo, va bene la cartoline, però non sottovalutiamo il fatto che pare che il segretario particolare del vice dirigente del settore eventuali e varie del feudo di Aci Trezza abbia detto che forse un giorno convocherà un tavolo paritetico con il marchese di Donnafugata, il dottor Azzeccagarbugli e Mastro Ciliegia per far ripartire il cantiere. Senza dimenticare che la pratica paratie sembra sia già stata attenzionata al vicario della macchinetta del caffè del catasto di Ambivere con Mapello, che a sua volta dovrebbe avere un cugino campione provinciale di rollerblade e stagista delle spugnette per francobolli al ministero dei Lavori pubblici, che può, quindi, mettere una buona parola durante la conferenza dei servizi sulla pesca del coregone nell’alto lago che, signora mia, dopo le paratie non è più quella di una volta. Questo è il livello del dibattito. Ma sono ragazzi, bisogna avere pazienza…

Qui lo snodo è tutto politico. O la politica - quella vera, quella che conta, quella che comanda sul serio - decide di decretare d’urgenza, di commissariare, di inventarsi una legge, un colpo di genio, una mossa del cavallo e di imporla a forza sulla palude pontina comasca o da questo schifo non ne usciamo più. Le lobby territoriali – magari esistessero anche qui – servono proprio a questo. “La Provincia” non fa politica, non vota leggi e non firma decreti. “La Provincia” fa solo giornalismo, ogni tanto buono, ogni tanto meno, e in questo caso ne ha prodotto di livello davvero eccellente grazie a redattori e collaboratori che quando si ricordano quanto sia bello fare i cronisti sanno lavorare in modo straordinario. Così come straordinaria è stata la risposta dei comaschi, che ieri in piazza Duomo hanno travolto il nostro gazebo di affetto, complimenti, simpatia e firme su migliaia e migliaia di cartoline – a proposito, abbiamo un problema, le prime 80mila sono quasi esaurite: mi sa che qui ci vuole una ristampa – dandoci una carica di energia e di gratificazione che non ha prezzo.

Ora, molto semplicemente, il nostro impegno è infilarle tutte quante – domani vi regaliamo l’ultimo scatto, il più surreale di tutti - dentro grandi sacchi colorati e portarle, assieme al sano spirito di rivolta contro lo sfregio al bello, contro la violenza alla storia e alla cultura, contro l’insipienza e l’arroganza degli inetti e dei peggiori, al presidente del consiglio. Renzi vorrà ascoltare i comaschi? Non vorrà? Capirà quanto conta questa città in Italia? Sanerà questo sconcio o prometterà e basta come troppo spesso gli accade? Vediamo che succede. Il nostro mestiere arriva fino a lì. Da lì in poi, la palla è nel loro campo. Da lì in poi, ci sono loro, quelli che chiedono i nostri voti con mille lusinghe e che, in cambio, dovrebbero rappresentarci al meglio nei palazzi del potere.

I comaschi lo sanno bene, così come sanno molto bene in che modo comportarsi in caso di una risposta negativa o di un’altra presa in giro. Già a partire dalla prossima primavera.

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