Non profit speranza
oltre la crisi

Quando si parla di non profit non si parla, come spesso erroneamente si fa, di un pezzo di sistema bello ma marginale. Si parla dell’unico settore che è stato in grado di crescere nell’Italia travolta dalla crisi. I dati raccolti dalla Camera di Commercio di Como lo dimostrano in maniera eloquente: nella nostra provincia sono presenti 3.464 unità locali che danno lavoro a 9.754 dipendenti, 2.643 collaboratori esterni e godono del contributo attivo di 53.205 volontari. Tutti dati in forte crescita rispetto a quelli di 10 anni prima

Il non profit è diventato uno dei principali volani di sviluppo della nostra società. La realtà è davanti agli occhi di tutti: i soldi non ci sono più, la progressiva riduzione della spesa pubblica e dei trasferimenti dello Stato fa sì che i Comuni non riescano più a rispondere ai bisogni della gente.

Per capire l’importanza del volontariato, in questi anni di crisi economica, basta immaginare cosa accadrebbe se il settore del non profi decidesse di fermarsi per un solo giorno, venendo a mancare nelle carceri, nel socio-sanitario, nella disabilità, nella non autosufficienza e in molte altre aree strategiche. Il Paese si fermerebbe.

Il non profit, oltre a giocare un ruolo importante nel tentativo di fronteggiare la crisi occupazionale, è anche un forte deterrente contro la povertà, considerato che la tendenza alla riduzione dei servizi e delle prestazioni di utilità sociale hanno avuto pesanti ripercussioni sulle fasce meno abbienti della popolazione, un dato costante di tutte le economie capitaliste. Il terzo settore nel nostro Paese, anche se tardivamente e con più fatica rispetto agli altri Paesi occidentali, ha assunto negli anni i connotati di un sistema di imprese ed associazioni varie, le cui potenzialità sono espresse dalla singolare capacità di armonizzare la riforma dei sistemi di welfare con le politiche dell’occupazione, attraverso una più attenta risposta ai bisogni sociali dei cittadini.

La crisi chiama il non profit a nuove e più ampie responsabilità: i valori, le competenze, le esperienze, le pratiche sociali di cui è portatore sono un patrimonio ed una ricchezza da investire al servizio di tutta la società. E questo vale in modo particolare in questa fase in cui il ruolo dei partiti e delle istituzioni è messo fortemente in discussione a tutti i livelli.

I dati dimostrano come il non profit non sembra solo resistere meglio alla crisi, ma è individuato da molti come un’opportunità di ripresa. La crescita esponenziale di questa forma di impresa si spiega con la convergenza di due fattori: da una parte una domanda sempre più forte di beni “sociali”; dall’altra la maturazione di tante organizzazioni non profit, da tempo in prima linea nella risposta a nuovi e vecchi bisogni e forti di know-how di straordinario valore. Nella crisi del welfare si apre un grande mercato del sociale, che deve essere protetto da tentazioni speculative e che d’altra parte chiede forme organizzative evolute.

Il volontariato investe nelle relazioni ed è ormai largamente condiviso che chi produce beni relazionali è un potente incentivatore di investimenti economici. È stato calcolato, ad esempio, che per ogni euro investito nei volontari, si ottiene un ritorno economico di 12 euro. Una grande economia civile, fatta di imprese che sono nel mercato, ma non del mercato, perché il loro obiettivo non è quello di massimizzare i profitti anche a scapito della qualità del servizio, che non vogliono affatto essere supplenti o sussidiarie dei servizi sociali pubblici, ma collocarsi accanto ad essi e, in prospettiva, sostituirli nelle loro funzioni, operando nel campo della sanità, assistenza, cultura, servizi al lavoro. Ed hanno questa presunzione perché sanno farlo meglio delle strutture burocratiche, grazie alla motivazione di chi ci lavora.

«Il vero problema-ha detto recentemente Papa Francesco- non sono i soldi ma le persone. Non possiamo chiedere ai soldi quello che solo le persone possono fare o creare. Dunque, per creare sviluppo occorrono persone che hanno il coraggio di prendere l’iniziativa». I dati che pubblichiamo dimostrano come nella nostra provincia siano sempre più numerose le persone che prendono l’iniziativa. Una realtà motore di speranza, che va sostenuta ed accompagnata.

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