Se Como dal lago
prende solo danni

Como di nuovo a rischio esondazione. Non capitava da tempo, ma al di là della pioggia torrenziale di domenica pomeriggio, gli esperti avevano già ipotizzato il rischio che il lago sarebbe tornato in piazza a causa del disgelo, molto più massiccio rispetto alla media (da anni non si registravano in Valtellina nevicate come quella di quest’inverno). Finora il Consorzio dell’Adda ha regolato, facendo giochi di prestigio, che rispetto al passato da qualche anno stanno dando buoni risultati, la chiusura e l’apertura della diga di Olginate.

Ma il livello del lago porta a galla un altro tema, a cui questo giornale nel 2011 dedicò un’
inchiesta di 28 puntate: quello delle mancate compensazioni ai Comuni che si ritrovano a fare i conti non con eventi eccezionali come le esondazioni, ma con i continui innalzamenti e abbassamenti del livello dell’acqua. Non va dimenticato che quello che l’Huffington Post ha da una manciata di mesi definito «il lago più bello del mondo» altro non è che una grande diga. E la situazione, tre anni fa, era stata descritta così dall’ex assessore provinciale alla Protezione civile Ivano Polledrotti: «Como è costretta a fare la serva perché si trova tra l’incudine e il martello, nel mezzo tra le dighe della Valtellina e gli interessi di valle. È come se avessimo il petrolio, ma venisse pompato da altri territori. Il Lario non può non ottenere nulla da questo enorme business». Secondo i numeri, che non sono variati di molto, il business di pianura è di oltre 700 milioni di euro, mentre gli impianti idroelettrici producono energia con l’acqua del lago per 127 milioni, e la Regione incassa i canoni. Ai Comuni affacciati sul lago costretti a confrontarsi con i cedimenti delle sponde e con grossi danni alla fauna ittica (la variazione dei livelli del lago causa la moria delle uova) non viene riconosciuto nulla se non i 34mila euro annui che venivano versati alle Province di Como e Lecco per il ripopolamento dei pesci (che costa, però, circa 100mila euro l’anno). Ma adesso non arriva più nulla.

La politica a livello regionale ha ottenuto qualcosa stabilendo una sorta di mini compensazione alle Province per i danni ai Comuni. Ma la battaglia vera era da fare a Roma. I parlamentari comaschi ci avevano provato. Ci aveva provato l’ex senatore del Pdl Alessio Butti portando avanti una legge che imponeva sovra canoni alle multinazionali, ci avevano provato i leghisti Armando Valli e Nicola Molteni con alcuni emendamenti a cui aveva aderito anche Chiara Braga del Pd. Ma tutto è finito nel nulla. Troppi gli interessi delle lobby dell’acqua e dell’energia. Ma questo non vuol dire che si debba gettare la spugna. Due dei quattro parlamentari sono stati rieletti: Nicola Molteni e Chiara Braga (che è diventata anche responsabile Ambiente nella segreteria del Pd di Matteo Renzi) e con loro è a Roma Mauro Guerra, che il lago lo conosce come le sue tasche e che, proprio sul tema della compensazione, si era speso in Provincia.

Ecco è arrivato il momento di tornare a battersi per il nostro territorio, per evitare che continui a fare la Cenerentola. Non ci si deve arrendere poiché la strada è lunghissima e gli interessi in gioco enormi.

Ma dovrebbe essere una delle voci segnate con la penna rossa sull’agenda dei parlamentari comaschi. Come dovrebbe essere, per la Provincia (quando avrà il nuovo presidente) e per il Comune capoluogo, la richiesta di poter entrare nelle stanze del Consorzio dell’Adda. Passano gli assessori, passano i sindaci, ma Como continua a restare fuori dalle sale che contano. Dove si prendono le decisioni e dove tutti gli attori della vicenda fanno sentire la loro voce. Bisogna ricordare che il Lago non può essere escluso. Perché è l’attore principale e non può essere relegato al ruolo di comparsa.

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