Telefonini al volante
Un rischio per tutti

Ricordate il Carlo Verdone che in “Viaggi di Nozze” interpretava il personaggio che non riusciva a fare a meno di utilizzare il telefonino cellulare neppure durante il fatidico sì o nei momenti di intimità con la sventurata Veronica Pivetti? All’epoca (1995, ma sembra ieri) appariva una riuscita parodia, adesso non farebbe più ridere nessuno perché è l’inquietante rappresentazione della nostra quotidianità. Nostra, di tutti. Perché alzi la mano chi, ai tempi della diffusione dei primi apparecchi per la telefonia mobile, non ha dato di gomito dell’amico, di fronte al passante che sembrava parlare da solo percorrendo il marciapiede, mentre in realtà stava solo telefonando: “quel lì l’è matt… Io non sarò mai così”, e oggi, se quando infila la mano in tasca non sente la rassicurante forma a parallelepipedo, va in crisi di panico.

È così. Ed è la causa di una serie di comportamenti che prima ancora di essere scorretti e sconsiderati sono ridicoli. Però non ride più nessuno. Perché nel momento in cui tutti vanno in giro con una gallina al guinzaglio, nessuno ci fa più caso.

Non torneremo mai indietro dalla dipendenza da telefonino o smartphone, ormai trasversale tra i ceti sociali e la fasce di età. Ricchi e poveri, adolescenti e anziani, stanziali o migranti, nessuno riesce più a fare a meno della scatolina illuminata con le App, Whataspp, Twitter, Facebook ecc…

Pensate che la sentenza choc pronunciata dal tribunale di Ivrea che ha riconosciuto, almeno da un punto di vista giuridico, il nesso tra l’uso continuo del telefonino e i tumori possa cambiare qualcosa?

Ok, così va il mondo. E in fondo ognuno può anche essere libero di farsi del male da solo e in maniera consapevole. Diventa però impossibile accettare questi comportamenti quando ad andare di mezzo sono gli altri. Allora il confine tra il vizio e il dolo diventa labile.

Il riferimento è ai tanti che non riescono a staccarsi dal morboso gioiellino tecnologico neppure quando stanno svolgendo un compito impegnativo e rischioso qual è la guida di un autoveicolo. Si sa che, in quelle circostanze, anche la distrazione di un secondo del conducente può provocare conseguenze drammatiche se non tragiche per gli occupanti del mezzo e per le altre persone che la sorte ha portato su quella strada.

Telefonare dall’auto, un tempo, era uno status symbol: roba di ricconi che però in quanto tali, giravano con l’autista e all’interno delle loro limousine potevano fare ciò che volevano: sorbire champagne e conversare all’apparecchio senza far danni a nessuno. Adesso la possibilità di chiacchierare o messaggiare è a portata di utilitaria ed è un problema serio.

Lo dimostrano le statistiche che segnalano l’uso del telefonino alla guida tra le principali cause di incidenti spesso mortali e mettono gli italiani (queste sono le classifiche in cui primeggiamo sempre) in vetta alla graduatoria europea dei comportamenti trasgressivi con il volante in mano.

E lo testimonia anche l’inchiesta di questi giorni della cronaca di Como de La Provincia che ha immortalato una serie di comportamenti scorretti e del tutto impuniti. Pensare che basterebbero pochi euro per un auricolare per attenuare quantomeno i rischi.

A guardare queste immagini c’è da avere paura a circolare sulle nostre strade. Inasprire le sanzioni può servire, ma tutti sappiamo anche senza essere giuristi, che la legge è efficace solo quando può essere applicata. Perché l’umanità è fatta male e ha bisogno di essere colpita sulla propria pelle. Servono quindi più controlli e magari una sanzione che potrebbe fare paura più della sospensione della patente: il blocco dell’utilizzo di qualsiasi apparecchio per un certo periodo di tempo.

Non basta, a quanto pare, il buon senso che dovrebbe possedere chiunque abbia a cuore la propria vita e quella degli altri. Perché al dunque siamo tutti come il personaggio di Verdone che al telefono che squillava in prossimità dell’amplesso, non esitava a rispondere: “No, non mi disturba affatto”.

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